Sull’isola di Bute, tra mare e colline: la cerca al capriolo come rito antico

Published On: 26 Ottobre 2025
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C’è un momento, appena prima dell’alba, in cui l’isola di Bute sembra sospesa nel tempo.

Le colline si colorano di un grigio-azzurro che confonde cielo e mare, e l’aria salmastra dell’Atlantico porta con sé l’eco di un’antica solitudine. È qui, tra i prati umidi e le vallate battute dal vento, che la caccia alla cerca al capriolo diventa più di una disciplina: diventa un rito, un incontro intimo tra uomo e natura, scandito dal respiro lento della Scozia.

L’isola segreta della Scozia occidentale

Pochi conoscono davvero Bute. È un piccolo frammento di terra affacciato sul Firth of Clyde, a un’ora e mezza da Glasgow, collegato alla terraferma da un traghetto che pare attraversare un’altra epoca. L’isola custodisce una bellezza autentica, discreta, lontana dal turismo di massa: prati verdissimi, boschi di betulle e querce, valloni percorsi da ruscelli trasparenti e, soprattutto, un’incredibile concentrazione di fauna selvatica in assenza di predatori.

Il capriolo scozzese, meno schivo e più possente dei suoi cugini europei, qui trova un habitat ideale: terreni ondulati, coltivi, macchie di felci e piccoli altopiani che si alternano a scogliere battute dal mare. È un ambiente che impone rispetto e silenzio, dove ogni passo può svelare una presenza o tradire la tua.

Davide-de-Carolis-caccia-al-caprioloLa cerca: una danza di lentezza e istinto

Chi non ha mai provato la caccia alla cerca potrebbe immaginarla come una semplice camminata. Ma non è così. È un dialogo costante con il terreno, un esercizio di osservazione e pazienza.
Ogni dettaglio, il verso di un corvo, un filo d’erba spezzato, il riflesso di luce tra i rami, diventa informazione preziosa.
Ci si muove lenti, a passo controllato, respirando piano, imparando a leggere la terra come un libro antico.

Con Montefeltro, la cerca diventa esperienza totale. Al tuo fianco c’è il nostro gamekeeper Leighton Thomas, guida esperta che conosce ogni sentiero dell’isola come le proprie tasche. Con lui si parte al primo chiarore, quando la bruma è ancora sospesa e i caprioli escono per nutrirsi. Non c’è fretta, non c’è pressione. Solo concentrazione, rispetto e quel senso di gratitudine che accompagna ogni incontro.

Il paesaggio come protagonista

Bute non è solo un terreno di caccia: è una scena teatrale dove la natura recita da protagonista. Le colline dolci che degradano verso il mare, i boschi di abeti che profumano di resina, i muretti di pietra coperti di muschio… ogni elemento racconta una Scozia ancora autentica.

Durante la cerca, spesso il silenzio viene rotto solo dal vento o dal richiamo dei gabbiani. E quando all’improvviso, tra le colline d’erica, si intravede il profilo elegante di un capriolo, il tempo si ferma. Il respiro diventa corto, l’adrenalina sale. Ma la tensione si scioglie non nel colpo, bensì nel momento di contatto: quello sguardo fugace che unisce due mondi, quello dell’uomo e quello dell’animale.

Il valore della tradizione

In Scozia, la caccia non è mai stata solo un passatempo. È una parte profonda della cultura rurale, una tradizione che unisce le generazioni. La cerca al capriolo sull’isola di Bute rispetta questo spirito antico: ogni uscita è un atto di equilibrio tra etica e abilità, dove il prelievo non è mai fine a sé stesso ma gesto di gestione, di rispetto per l’ambiente e per l’animale.

È per questo che Montefeltro seleziona accuratamente i suoi gamekeeper e le riserve: ogni abbattimento è mirato, regolato, e inserito in un contesto di conservazione della biodiversità. La filosofia è chiara, la caccia deve contribuire alla salute dell’ecosistema, non alterarlo.

Dopo la caccia: il tempo del racconto

Rientrare al lodge dopo una giornata così è come tornare da un viaggio interiore. Martin prepara un whisky torbato, il fuoco scoppietta nel camino, e le parole scorrono lente come la pioggia fuori dalla finestra. Si parla di tiri mancati, di emozioni improvvise, di animali sfuggiti all’ultimo secondo. Ma anche di vita, di amicizia e di quella sensazione profonda di appartenenza alla natura.

Il Battery Lodge è la casa di Montefeltro sull’isola di Bute ed è un rifugio caldo e accogliente: legno, pietra e grandi finestre affacciate sulle colline. Ogni dettaglio è pensato per accogliere i cacciatori dopo il campo, una cucina autentica scozzese, letti morbidi e il silenzio di un’isola che ti fa dormire come non accadeva da tempo.

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La testimonianza di Luca: Ottobre sull’isola di Bute

“Avevo sognato a lungo la Scozia d’autunno.
Quelle colline che si tingono di rame, il cielo basso, l’odore dell’erba bagnata… Ma viverla davvero, all’inizio di ottobre, è tutta un’altra storia.

L’isola di Bute mi ha accolto con il suo silenzio e con quel vento che non smette mai di muoversi, come se volesse ricordarti che lì sei solo un ospite. La prima mattina siamo usciti prima dell’alba, con Leighton, il gamekeeper, davanti a noi. Non parlava molto — e non serviva. Ogni gesto, ogni sguardo bastava a dire cosa fare: quando fermarsi, quando avanzare, quando respirare.

La caccia alla cerca al capriolo non è mai stata, per me, solo una questione di tiro. È un modo di entrare dentro il paesaggio, di ascoltarlo. Camminare tra le felci fradice, sentire le gocce scivolare dal berretto, il fucile che si appesantisce leggermente per l’umidità… ogni sensazione diventa parte della memoria.

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Abbiamo visto i primi segni a metà mattina: una traccia leggera, fresca, e poi, più in alto, il profilo di un maschio giovane che brucava sul margine del bosco. Il vento era buono, laterale. Ci siamo mossi piano, senza parlare, cercando riparo dietro un muretto di pietra.
Quando finalmente si è girato, il sole ha bucato le nuvole e gli ha acceso il manto. In quel momento non pensi più al colpo, ma a quanto tutto sembri perfetto, in equilibrio.

Il tiro è stato breve, pulito.
Silenzio, poi un respiro profondo, mio, suo, della terra intera.
È difficile spiegare cosa si prova: non è euforia, non è vittoria. È una gratitudine quasi fisica, come se ti avessero concesso qualcosa che non ti appartiene.

Siamo rimasti lì qualche minuto, senza dire una parola. Leighton mi ha messo una mano sulla spalla, poi ha sussurrato solo: “Good stalk.”
Era il suo modo di dire che avevamo fatto tutto come andava fatto: con rispetto, con misura, con cuore.

La sera, al lodge, davanti al camino, il fuoco crepitava e il whisky aveva quel gusto affumicato che sa di torba e di pioggia. Fuori, il vento faceva vibrare i vetri. Dentro, regnava quella quiete che solo i luoghi autentici sanno dare.

Ho capito che l’isola di Bute non ti lascia mai davvero.
Ti resta dentro nei suoni, negli odori, nella calma che ti regala.
E ogni volta che chiudo gli occhi, mi sembra ancora di vedere quel capriolo tra la nebbia, immobile, fiero, parte viva di una Scozia che non smetterò mai di amare.”

La testimonianza di Giorgio: Bute, ottobre tra bramiti e silenzi

“Non dimenticherò mai quella prima mattina sull’isola di Bute.
Il cielo era basso, l’aria densa di nebbia salmastra, e il bramito dei cervi risuonava come un richiamo primordiale. Erano giorni che lo sognavo, ma non immaginavo sarebbe accaduto tutto così in fretta.

Io e Alexia, la mia compagna, eravamo arrivati la sera prima. Lei è una cacciatrice come me, curiosa, attenta, capace di cogliere la bellezza dei gesti più piccoli. Avevamo cenato al lodge, davanti al camino acceso, e Leighton, il nostro gamekeeper, ci aveva raccontato di un vecchio maschio che si faceva sentire nei boschi alti, sopra la linea del mare. “Domani, se il vento è giusto, proviamo ad avvicinarlo”, aveva detto.

Il giorno dopo, all’alba, la Scozia ci ha accolti nel suo modo più puro: pioggia fine, luce lattiginosa, un vento che tagliava il viso e rendeva tutto più vero.
Abbiamo iniziato la caccia al bramito in silenzio, con i binocoli puntati verso le alture. Il maschio rispondeva, lontano, e ogni volta il suono sembrava più vicino. Camminare nella brughiera con quel ruggito nell’aria è un’emozione difficile da spiegare. Non è solo adrenalina: è come trovarsi dentro qualcosa di antico, che ti supera e ti chiama.

stalking-al-capriolo-ottobre-ScoziaDopo quasi due ore di stalking, lo abbiamo visto.
Era lì, nel chiaroscuro della valle, circondato da due femmine. Il vento cambiava direzione, la distanza era ancora lunga, ma Leighton ha fatto un cenno deciso: si poteva tentare.
Ci siamo spostati rasentando il terreno, strisciando letteralmente tra l’erba bagnata. Alexia, qualche passo dietro, osservava tutto, trattenendo il respiro. A un certo punto, il cervo ha sollevato la testa, ha inspirato l’aria e — per un istante — ci ha guardati.
Poi si è voltato, mostrando il profilo pieno. Il colpo è partito quasi da solo. Pulito, rapido.
Il bramito si è spento tra gli alberi, sostituito dal fruscio del vento.

Non credo di aver mai provato una sensazione simile: un misto di gratitudine, rispetto e incredulità. Alexia si è avvicinata piano, mi ha stretto la mano e ha detto solo: “È stato bellissimo, ma anche triste.”
Aveva ragione. La caccia vera non è mai solo conquista: è emozione, misura, silenzio.

I giorni seguenti li abbiamo dedicati alla caccia alla cerca al capriolo, e lì la Scozia ha mostrato il suo lato più gentile. Niente tensione, niente bramiti, solo il respiro del mare e il fruscio dell’erba alta.
Il paesaggio cambiava colore a ogni ora, dal verde cupo del mattino all’oro pallido del tramonto. Il ritmo della cerca era quello della terra: lento, costante, rispettoso.
Abbiamo visto diversi animali, ma solo uno si è presentato nel modo giusto, in perfetto equilibrio con il vento e la luce. Un maschio elegante, curioso, apparso quasi per caso sul margine del bosco.

Il tiro, questa volta, è stato dolce, quasi naturale. Nessun affanno, solo la consapevolezza di un gesto compiuto nel modo giusto.
E quando il sole è sceso dietro le colline e Bute è tornata silenziosa, ho pensato che poche esperienze nella vita riescono a unire così bene la forza della natura e la serenità dell’anima.

La sera, davanti al camino, Alexia ha alzato il bicchiere di whisky e ha sorriso:
“Non pensavo di capire la caccia, ma ora credo di capire te.”
Credo sia stato il complimento più bello che potessi ricevere.”

Etica, rispetto e conservazione

Montefeltro promuove un approccio moderno alla caccia: selettivo, responsabile, legato al territorio e alla sua gente. Le partnership con i landowner locali e le comunità dell’isola garantiscono che ogni attività generi valore per chi vive e protegge quei luoghi.
Cacciare a Bute non significa “andare a prendere”, ma “partecipare” a un equilibrio più grande: quello della natura scozzese, dove l’uomo non domina ma collabora.

La caccia alla cerca al capriolo sull’isola di Bute non è per chi cerca trofei facili o emozioni veloci. È per chi ama l’attesa, per chi sa leggere i segni della terra, per chi vuole misurarsi con se stesso.
È un viaggio nella lentezza e nella consapevolezza. Un’esperienza che resta dentro, come il profumo della torba o il suono del vento che attraversa i prati all’alba.

Montefeltro accompagna ogni cacciatore con professionalità, sicurezza e rispetto per la natura. Dalla pianificazione del viaggio ai permessi, dal trasporto delle armi, pittosto che al noleggio degli ultimi modelli di Benelli Lupo, alla scelta del lodge, ogni dettaglio è curato con attenzione.

E quando lasci l’isola, porti con te qualcosa che va oltre la caccia: la memoria di un luogo dove il tempo scorre diversamente e la natura ti accoglie, se la rispetti.

Domande frequenti – Caccia a Bute (Scozia)

Qual è il periodo migliore per cacciare a Bute?

Per il cervo al bramito, fine settembre – metà ottobre. Per la cerca al capriolo, ottime finestre in primavera/estate e inizio autunno. Pianifichiamo uscite in base a meteo e vento.

Bramito vs cerca al capriolo: che differenza c’è?

Il bramito è dinamico e sonoro; la cerca al capriolo è lenta e tattica: lettura del vento, micro-avvicinamenti e tiri misurati. Due esperienze complementari.

Serve esperienza?

No. Briefing iniziale, safety check e guida del gamekeeper. Per neofiti: sessione introduttiva su postura, distanze e tiro consapevole.

Armi e calibri consigliati

Cervo: .308 Win, .30-06, .270 Win con ottiche luminose. Capriolo: .243 Win o 6.5/7 mm leggeri. Palle a espansione controllata. Supporto set-up e, su richiesta, noleggio conforme a normativa.

Permessi e normative locali

Gestiamo permits e coordinamento con i landowner. Vademecum pre-partenza con documenti e prassi etiche; verifica finale in loco con il gamekeeper.

Accompagnatori non cacciatori

Sì: passeggiate costiere, castelli, giardini, villaggi vista mare. Programma companion e momenti condivisi al lodge.

Abbigliamento ed equipaggiamento

Stratificazione tecnica, guscio antipioggia silenzioso, scarponi impermeabili, guanti e copricapo. Binocolo 8–10x, telemetro, copri-ottica e zaino leggero.

Giornata tipo a Bute

Alba: briefing e stalking fino a tarda mattina. Pomeriggio/crepuscolo: seconda uscita. I ritmi seguono gli animali: qualità dell’azione, non quantità.

Arrivo e alloggio

Volo su Glasgow, transfer + traghetto per Bute. Lodge selezionati; pick-up/transfer coordinati con i voli.

Trofei e spedizioni

Cura dei capi e trofei secondo best practice. Supporto a preparazione e spedizioni nel rispetto delle normative.

Sicurezza ed etica

Arma sempre in sicurezza; identificazione completa prima del tiro; distanze etiche; selezione concordata; rispetto di animali e habitat.

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