Il Futuro della Gestione dei Cervi in Scozia: Decisioni, Impatti e Prospettive

Negli ultimi anni, la gestione dei cervi in Scozia è diventata un tema di acceso dibattito, coinvolgendo governi, associazioni venatorie, ambientalisti e comunità locali.
Il Governo Scozzese ha avviato la consultazione “Managing Deer for Climate and Nature”, che si è chiusa il 29 marzo 2024, con l’obiettivo di modificare la legislazione esistente per ridurre la popolazione di cervi e favorire la riforestazione e il ripristino delle torbiere. Secondo il governo, la sovrabbondanza di cervi è una delle principali cause della perdita di biodiversità e della mancata rigenerazione delle foreste, elementi cruciali per combattere il cambiamento climatico.
La posizione del Governo Scozzese: il cervo come minaccia per la biodiversità
Nell’introduzione alla consultazione, il governo sembra attribuire ai cervi gran parte della responsabilità per il degrado ambientale. Le proposte avanzate prevedono:
- Un aumento delle quote di abbattimento per ridurre drasticamente la popolazione di cervi.
- Nuove restrizioni per la caccia tradizionale, che potrebbero ridurre il ruolo dei cacciatori privati nella gestione della fauna selvatica.
- Più poteri alle autorità locali per controllare i cervi nelle aree più sensibili.
- Maggiore controllo sulle attività venatorie, per allinearle agli obiettivi climatici e di conservazione.
Queste proposte hanno suscitato reazioni contrastanti tra i diversi attori coinvolti nella gestione della fauna scozzese.
La reazione della comunità venatoria e delle associazioni
La British Association for Shooting and Conservation (BASC) ha espresso forte preoccupazione per alcune delle misure proposte, sostenendo che:
I cervi non devono essere considerati un “problema nazionale”, poiché in molte aree della Scozia sono già gestiti in modo sostenibile. Non esiste un’emergenza generalizzata, ma solo problemi localizzati che dovrebbero essere affrontati con strategie mirate.
I cacciatori e i gestori delle riserve dovrebbero essere coinvolti nella gestione, invece di essere esclusi da nuove restrizioni.
Il governo deve basarsi su dati scientifici aggiornati, evitando di trasformare il cervo in un capro espiatorio per tutti i problemi ambientali della Scozia.
Un portavoce della BASC ha dichiarato:
“I cervi fanno parte integrante del nostro ecosistema e della nostra cultura. Gestirli in modo sostenibile è fondamentale, ma demonizzarli e considerarli parassiti da eradicare non è la soluzione. È necessario un approccio equilibrato, basato su dati scientifici e su un coinvolgimento attivo della comunità venatoria”.
Il dipinto “The Monarch of the Glen”di Edwin Landseer alla National Gallery di Scozia a Edimburgo.
L’impatto sulle comunità locali e sulla filiera della carne di cervo
La riduzione drastica della popolazione di cervi avrebbe conseguenze anche sull’economia locale, specialmente nelle zone rurali dove la caccia è una fonte di reddito importante.
Molti cacciatori e proprietari terrieri hanno sottolineato che:
Il cervo è una risorsa economica, non solo un problema di gestione ambientale. La caccia genera lavoro e turismo venatorio.
La filiera della carne di cervo ha bisogno di investimenti, per garantire che un aumento delle quote di abbattimento non si traduca in uno spreco di risorse.
L’eliminazione indiscriminata dei cervi potrebbe alterare l’equilibrio dell’ecosistema, con impatti difficili da prevedere.
Un gestore di una riserva di caccia nelle Highlands ha dichiarato in un’intervista:
“Abbiamo investito anni nella gestione sostenibile della popolazione di cervi. Se il governo impone abbattimenti di massa senza un piano per il futuro, rischiamo di perdere una risorsa preziosa e di danneggiare l’intero ecosistema locale”.
Il punto di vista degli ambientalisti
Dall’altro lato, alcuni gruppi ambientalisti sostengono le misure governative, ritenendo che i cervi stiano impedendo la rigenerazione delle foreste scozzesi. Un rappresentante di un’organizzazione di conservazione ha dichiarato:
“La riduzione controllata della popolazione di cervi è necessaria per permettere la rigenerazione naturale delle foreste e per raggiungere gli obiettivi climatici che ci siamo prefissati. Se vogliamo ripristinare le torbiere e favorire la crescita degli alberi, dobbiamo ridurre il numero di erbivori che ne ostacolano lo sviluppo”.
Tuttavia, anche tra gli ambientalisti esistono opinioni divergenti, con alcuni esperti che mettono in guardia contro il rischio di interventi troppo drastici, che potrebbero avere conseguenze impreviste sugli habitat naturali.
Prospettive per il futuro: la necessità di un approccio equilibrato
Alla luce di questo dibattito, è evidente che la gestione della popolazione di cervi in Scozia richiede un approccio ponderato e basato su dati scientifici aggiornati.
Le soluzioni più sostenibili potrebbero includere:
Un piano di gestione adattivo, che tenga conto delle condizioni specifiche di ogni area.
Il coinvolgimento diretto dei cacciatori e dei gestori delle riserve, che conoscono bene il territorio e possono contribuire a un controllo selettivo e mirato.
Investimenti nella filiera della carne di cervo, per evitare che un aumento delle quote di abbattimento porti a sprechi di risorse.
Monitoraggi scientifici più approfonditi, per valutare l’effettivo impatto della popolazione di cervi sulle foreste e sugli ecosistemi.
Politiche di gestione più ampie, che tengano conto anche dell’impatto di altri erbivori sugli habitat naturali.
Come ha sottolineato un esperto di gestione faunistica:
“Non si può affrontare il problema dei cervi con una soluzione unica e drastica. Bisogna considerare il contesto, valutare i dati scientifici e collaborare con tutte le parti coinvolte per trovare un equilibrio tra conservazione e gestione venatoria”.
Il futuro
Il futuro della gestione dei cervi in Scozia dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi. Da un lato, vi è la necessità di proteggere gli ecosistemi e favorire il recupero della biodiversità, dall’altro è fondamentale preservare il valore economico e culturale della caccia sostenibile.
La speranza è che il governo trovi un compromesso, evitando politiche eccessivamente drastiche e collaborando con la comunità venatoria per garantire una gestione equilibrata della fauna selvatica. Il dibattito è ancora aperto e nei prossimi mesi si vedrà se verranno adottate strategie che possano soddisfare entrambe le parti, tutelando sia la biodiversità che il ruolo storico e culturale della caccia in Scozia.
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