Quali sono le migliori cacce con cane da ferma e riporto?
La caccia con il cane da ferma e riporto è sicuramente una disciplina che impegna il cacciatore appassionato 365 giorni all’anno.
Il legame che si crea tra il cane da riporto e il suo padrone è un’armonia perfetta, un affiatamento che va ben oltre la semplice compagnia. È una sorta di magia sottile e potente, che si nutre di sguardi, di gesti impercettibili e di un’intesa profonda che solo chi ha conosciuto l’anima del proprio cane può comprendere davvero. Non si tratta solo di addestramento o di tecnica: è la fusione di due essenze che imparano a riconoscersi, a rispettarsi, a vivere ogni battuta di caccia come un momento d’intensa comunione.
Quando si stringe un rapporto così profondo, ogni uscita insieme diventa un rito, un’avventura che parla di fiducia reciproca e di un rispetto che cresce giorno dopo giorno. Il cane non è più soltanto un ausiliare; è un amico, un compagno insostituibile, capace di leggere negli occhi del padrone ogni sfumatura, ogni emozione. E il cacciatore, da parte sua, impara a decifrare quei piccoli movimenti, quel fremito delle orecchie, quella tensione nel corpo che annunciano una scoperta, una pista, un richiamo che solo loro possono sentire.
Ogni battito di ali improvviso, ogni fruscio nel sottobosco, ogni riporto portato con orgoglio tra le fauci del cane diventa una sinfonia che solo il cuore sa ascoltare. Ogni ferma è un momento sospeso nel tempo, in cui il cane e il padrone si trovano uniti in un silenzio carico di promesse, di attesa. Non ci sono parole, non ce n’è bisogno. In quel preciso istante, sono una cosa sola: due esseri che cacciano insieme non per il trofeo, non per il successo, ma per il piacere immenso di vivere quel momento di pura intimità.
E quando il cane, con gli occhi che brillano di gioia, si volta verso il suo padrone per consegnargli il frutto della caccia, c’è qualcosa di più di un semplice riporto. È la conferma di un legame indissolubile, di una dedizione totale. È il segno tangibile di quell’amore silenzioso e profondo che li unisce. E il cacciatore, nel ricevere quel dono, sente crescere dentro di sé una gratitudine sincera, un orgoglio che va oltre la battuta di caccia: è la consapevolezza di aver trovato nel proprio cane un compagno leale, pronto a seguirlo ovunque, a dare tutto se stesso solo per il piacere di vederlo sorridere.
Perché alla fine, la caccia con il cane non è solo sport, non è solo tecnica. È un’esperienza viscerale, un dialogo muto tra due anime che si comprendono alla perfezione. È vivere momenti che restano scolpiti nella memoria, quando il respiro si fa corto e il cuore batte all’unisono con quello del tuo ausiliare, quando senti il terreno scricchiolare sotto i piedi e sai che l’attimo decisivo è vicino. Ed è proprio in quei momenti, quando il cane si tende e ti lancia uno sguardo carico di aspettativa, che capisci quanto sia prezioso quel legame: un patto che non ha bisogno di parole, ma solo di fiducia, rispetto e amore incondizionato.
Certo, il lavoro per creare questa armonia è lungo e impegnativo. Richiede pazienza, sacrificio e un amore profondo che sa aspettare, che non forza mai i tempi, che sa apprezzare ogni piccolo progresso. Ma per chi è disposto a dedicare il proprio tempo e la propria passione, la ricompensa è inestimabile: un cane che non è solo un ausiliare perfetto, ma una parte del proprio cuore, una presenza che dà senso e pienezza ad ogni giornata di caccia.
Ogni alba condivisa insieme nei boschi, ogni pomeriggio trascorso ad allenarsi fianco a fianco, ogni momento di complicità nel silenzio della natura sono i mattoni con cui si costruisce questo rapporto straordinario. E quando, dopo una lunga giornata, ti siedi accanto al tuo cane e senti il suo respiro rilassato, quando lo accarezzi e percepisci la sua felicità, capisci che quello che hai costruito non è solo un legame, ma un amore vero, un’amicizia che durerà per sempre.
In quei momenti, il tempo si ferma, e non c’è altro al mondo che conti. Solo tu e lui, complici, amici, parte di una stessa storia.
Cosa stimola il cane nell’azione di caccia?
Come gli umani, anche i cani hanno un carattere e una fisicità, appartengono a razze canine che li caratterizzano per particolari attitudini e caratteristiche e li indirizzano su un tipo di caccia rispetto agli altri.
I cani da ferma o anche cani da punta sono chiamati così per la loro attitudine a segnalare al cacciatore il selvatico, immobilizzandosi, con la zampa anteriore spesso alzata, appena ne avvertono la presenza.
Dopo un graduale e lento accostamento ecco che arriva la vera ferma. Sguardo fisso sul punto d’interesse e un’espressione caratteristica che non lascia alcun dubbio al cacciatore: l’ausiliare ha individuato il selvatico e lo ha proprio davanti a sé.
Ogni razza si distingue per il tipo di ferma e la posa che viene assunta.
L’ENCI riconosce come razze da ferma 36 razze tra pelo corto e pelo ruvido, ma le più popolari sono sicuramente: il bracco italiano, setter inglese, pointer inglese, spinone e breton.
Ognuno di loro, a seconda del proprio modo di essere e delle proprie attitudini, verrà indirizzato su un determinato tipo di caccia: beccacce, starne o coturnici. Questi sono gli animali che il cacciatore predilige per la caccia col cane da ferma.
Cosa caratterizza il cane da beccacce?
Il cane da beccacce deve avere una cerca ampia ma collegata con il cacciatore, deve dimostrare inventiva ed ispezionare luoghi dove potrebbe stazionare una beccaccia. Un cane da beccacce deve avere nervi saldi, spesso la regina mette in atto astuzie per sottrarsi al cane che la insidia. È proprio questo che rende la caccia alla beccaccia unica nel suo genere, ogni beccaccia è una storia a sé.
Uno dei paradisi più ambiti dai cinofili per questo tipo di caccia è l’Isola di Bute, dove boschi di faggi e querce ripropongono l’habitat dei nostri appennini con una concentrazione di beccacce notevole. Durante una giornata di caccia, si possono avere mediamente sui 25-30 incontri. Non è raro che qui il cacciatore finisca la giornata con dei carnieri anche da 10 esemplari ma tutti sappiamo che non è il numero di abbattimanti che fa il vero cacciatore.
Un buon cacciatore con un bravo cane deve trovare e fermare più beccacce possibili, e premiare il cane con qualche abbattimento.
L’ideale è scegliere programmi di caccia che prevedono pacchetti da 4 a 6 giorni di caccia, offrendo così al proprio ausiliare l’opportunità di ambientarsi al nuovo contesto e dare il meglio nell’azione di caccia.
In Scozia, sull’Isola di Bute, nei territori di caccia rovi e spine sono quasi inesistenti a differenza di altri posti in Europa, come ad esempio l’Italia, dove spesso si caccia la regina in luoghi ostici con vegetazione fitta e con rovi.
Qui un abbigliamento tecnico anti spine è essenziale.
Questa suggestiva isola è un piccolo incanto scozzese per i cacciatori con cane da ferma. Si caccia su terreni con un fascino particolare, dove carpini, pini, e ginestre fanno da contorno ad uno scenario magico.
Essendo un’isola e trattandosi di Scozia, famosa per le sue piogge, per l’abbigliamento bisogna prediligere indumenti che respingano l’acqua.
La stagione in Scozia è breve, inizia a metà-fine Novembre e termina il 31 Gennaio. Un buon programma prevede partenze già stabilite con pacchetti da almeno 4 giorni di caccia.
Per la caccia alla beccaccia, i fucili consigliati sono i sovrapposti o le doppiette, considerati più “etici” sia per la possibilità dopo lo sparo di raccogliere le cartucce che per i 2 colpi. La lunghezza delle canne va dai 61 ai 65 cm, e con strozzature che vanno da cilindrica, 4* stelle ad un max di 3* stelle.
Il tipo di munizione, ovvero il calibro e la grammatura oltre che la dimensione del piombo, resta una scelta molto personale. Si può utilizzare un calibro 12 con piombo del 9 con max 36 gr, o un calibro 20, con piombo 8 con max 28 gr. Per non inquinare scegliete sempre munizioni con borra in feltro.
Cosa caratterizza il cane da starna?
Le starne, quelle vere, sono animali fantastici per comportamento, ma soprattutto per il nostro cane. Un cane starnista, così viene chiamato lo specialista, impara ad utilizzare il vento e risale il cuneo dell’emanazione interrompendo la corsa in tipica sbandata, avverte e risale rallentando o strappando a seconda della razza, deve sempre dare l’impressione che il contatto con l’animale sia appeso ad un filo e questo filo lo conduca al branco di starne.
La starna può esser considerata “l’università della caccia”. La caccia alla starna viene praticata in spazi aperti, tra mediche e stoppie, interrotte da gerbidi e sporchi (cosi vengono chiamati piccoli boschetti che dividono come frangivento le coltivazioni nelle pianure). In questi luoghi si può godere del lavoro del cane, goderne lo stile che caratterizza la razza, e quando un soggetto ferma e ti porta a concludere un’azione su di un branco di starne l’emozione raggiunge i massimi livelli.
La Macedonia è quello che può esser definito il paradiso della Starna, su di un altopiano immenso, dove il vento è costante, dove l’agricoltura locale non sopporta pesticidi né diserbanti, ma coltiva ancora con metodi di un tempo, la Starna regna sovrana.
In primavera si effettuano censimenti sulle coppie, senza fucile ma solo con l’aiuto del cane. Questo permette di monitorare lo stato di salute del contingente di starne, di conseguenza capirne il prelievo della stagione.
In Macedonia è consentito un prelievo di 4 starne al giorno per cacciatore, è severamente proibito utilizzare cartucce non idonee, ovvero si possono utilizzare solo cartucce con contenitore, il piombo deve essere del 7 o del 6, sono vietate canne di lunghezza inferiore ai 65 cm, le canne dovranno avere come strozzatura max un 3* stelle, sono vietate 4* e cilindriche o peggio raggiate. Queste accortezze sono importanti perché nel periodo autunnale le starne si radunano in branchi, e sparando nel branco senza questi accorgimenti si ferirebbero numerose starne con negative conseguenze. La starna, per il cacciatore cinofilo, è un patrimonio di enorme valore.
Aree di caccia particolarmente vocate in Macedonia si trovano a pochi chilometri dalla zona di Bitola che si raggiunge tranquillamente in 2-3 ore sia arrivando in aereo su Skopje che in traghetto su Igoumenitsa.
E il cane da coturnici?
La Coturnice Alectoris Graeca, come la starna è un animale scaltro, il suo areale sono le montagne rocciose, canaloni e valli a volte molto impervie. Un cane da coturnici deve avere grande fondo, piedi forti, deve essere un gladiatore della caccia.
Animali diffidenti quando sono in branco, le coturnici conoscono perfettamente il loro territorio, quando qualcosa non gli quadra si involano da una valle all’altra. La caccia alla coturnice è molto fisica e mette a dura prova cani e cacciatori, per alcune cose si può accumunare alla caccia della tipica Alpina, come quella in Lapponia, dove pernici nordiche e pernici bianche impongono quanto sopra.
L’arma utilizzata per questa caccia è simile a quella usata per la starna, può essere un calibro 12 con strozzature 3* e 2* stelle e munizioni con piombo del 7 e 36 gr con borra possibilmente in feltro.
La caccia alle coturnici la trovi in Macedonia, dove si può vivere ancora il sogno di cacciare starne e coturnici autoctone con il proprio ausiliare.
Le medie ed alte montagne di questo paese, sono un luogo fatato dove vivono ancora indisturbate intere brigate di coturnici (alectoris graeca).
Lassù la presenza umana è limitata solo ai pastori che durante l’autunno portano al pascolo grandi gregge di pecore. Il loro lavoro è fondamentale perché grazie a questo si rinnovano costantemente i prati dove la coturnice pascola e mangia germogli di erba fresca.
È una vera prova di caccia per cacciatori e cani da riporto.
L’obiettivo del cacciatore con cane da ferma e riporto, a prescindere dalla razza del cane e dal tipo di caccia che predilige, è sicuramente quello di ottenere il massimo dell’affiatamento e dell’armonia con il proprio compagno con cui affrontare ogni giornata di caccia, e non solo!
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