Theodore Roosevelt e il leggendario safari africano: la più famosa spedizione di caccia della storia

Published On: 8 Aprile 2025
Theodore Roosevelt e il leggendario safari africano

Il Presidente tra i leoni: quando l’Africa diventò il palcoscenico del potere

Nel 1909, pochi mesi dopo aver concluso il suo mandato presidenziale, Theodore Roosevelt salpò con il figlio Kermit alla volta dell’Africa orientale britannica. Non era un viaggio di piacere, né una semplice spedizione scientifica: era un’impresa epica, una dichiarazione di stile, di potere e di civiltà americana. Il Roosevelt African Safari è ancora oggi considerato la più famosa spedizione di caccia nella storia del continente africano.

Theodore Roosevelt

A metà tra mito e cronaca, la spedizione univa scienza, politica, esibizione muscolare e sincera passione per la natura. Roosevelt era un naturalista autodidatta, un appassionato cacciatore, un uomo che vedeva nella vita all’aria aperta la massima espressione della virilità e dell’identità americana.

Un’impresa colossale

Organizzato con il supporto dello Smithsonian Institution e del Museo Americano di Storia Naturale, il safari di Roosevelt aveva uno scopo ufficiale: raccogliere esemplari per arricchire le collezioni scientifiche degli Stati Uniti. Ma si trattava anche di un’enorme dimostrazione di prestigio: la presenza dell’ex presidente attirò l’attenzione di tutto il mondo.

La spedizione durò quasi un anno. Partì da Mombasa (oggi Kenya), attraversò l’Uganda, il Lago Vittoria, la regione del Nilo fino a Khartoum in Sudan.

Numeri da record

Durante il safari furono raccolti oltre 11.000 esemplari, tra cui:

512 animali di grossa taglia tra cui Elefanti, leoni, bufali, rinoceronti, ippopotami, zebre, giraffe e centinaia di uccelli, rettili e insetti.

Elefanti-del-Botswana-caccia

Theodore Roosevelt, da solo, prelevò:

11 elefanti,

17 leoni,

7 leopardi,

6 rinoceronti neri,

oltre 20 bufali del Capo

Il figlio Kermit non fu da meno, dimostrando abilità e sangue freddo. Ogni animale abbattuto fu trattato con rigore scientifico: scuoiato, catalogato, impagliato.

Il percorso del safari: tappe, incontri e territori

Il viaggio africano di Roosevelt iniziò nell’aprile del 1909 e si concluse nel marzo del 1910. Fu un itinerario imponente, che attraversò alcune delle aree più selvagge e spettacolari dell’Africa orientale. Ecco una descrizione dettagliata delle principali tappe del safari:

1. Mombasa (Kenya): Il punto di partenza fu il porto di Mombasa, dove Roosevelt e Kermit sbarcarono dopo aver attraversato l’oceano. Da lì si imbarcarono su un treno della ferrovia Uganda Railway, una delle infrastrutture simbolo dell’imperialismo britannico in Africa.

2. Nairobi e Athi Plains Nairobi: era una piccola stazione ferroviaria all’epoca, ma già centro della vita coloniale britannica. I Roosevelt si stabilirono qui per i primi accampamenti. Nelle Athi Plains, zone d’erba alta e savana ondulata, iniziarono le prime battute di caccia contro antilopi, zebre e facoceri. Roosevelt annotò la bellezza selvaggia di quelle terre, paragonandole a un Eden primordiale.

3. Rift Valley e Lago Naivasha: Da Nairobi proseguirono verso la Rift Valley, passando per le sponde del Lago Naivasha. In queste aree vennero abbattuti i primi bufali e iene. Roosevelt si innamorò della varietà ornitologica del lago, e molti uccelli furono raccolti per il Museo Americano.

Lago Naivasha

4. Regioni del Mount Kenya e Aberdare: Qui ebbero inizio le vere battute contro i “Big Five“. I territori montani e le fitte foreste offrivano leoni, rinoceronti e elefanti. Roosevelt sparò a un enorme rinoceronte nero che carica improvvisamente il suo cavallo, salvandosi per pochi secondi grazie a un colpo preciso.

5. Regione del Lago Vittoria: Attraversata con canoe e piroghe, la zona del Lago Vittoria fu teatro di cacce a ippopotami e coccodrilli. Roosevelt racconta un episodio memorabile in cui un ippopotamo ferito ribaltò una barca carica di provviste, costringendo l’intero accampamento a giorni di razioni ridotte.

6. Uganda e fiume Nile: Il viaggio proseguì lungo il Nilo Bianco, verso nord. Qui Roosevelt abbatté il suo elefante più grande, un maschio solitario con zanne che superavano i due metri. Le testimonianze locali parlavano di quell’elefante come di uno “spirito della foresta” – un animale che nessuno osava cacciare per timore di maledizioni.

7. Sudan meridionale e Khartoum: Ultima tappa della spedizione. A Khartoum si imbarcarono per tornare in Europa. La tappa sudanese fu meno venatoria e più diplomatica Roosevelt incontrò funzionari britannici e ispezionò il sistema amministrativo del Sudan Anglo-Egiziano.

Aneddoti e leggende del safari

Il leone del tramonto: in una battuta nei pressi del fiume Guaso Nyiro, un leone emerse dalla boscaglia proprio al calar del sole. Roosevelt, colto di sorpresa, lo affrontò a piedi e lo abbatté con due colpi in rapida successione. Kermit scrisse che fu il momento in cui vide suo padre “più felice e più feroce insieme”.

L’elefante solitario del Nilo: la leggenda locale narrava che un vecchio elefante maschio vagasse da solo lungo le rive del Nilo, apparendo solo alle prime luci dell’alba. Roosevelt riuscì ad avvistarlo e abbatterlo dopo un pedinamento durato tre giorni. Le sue zanne furono tra i reperti più preziosi inviati allo Smithsonian.

leone del tramonto

L’inseguimento del rinoceronte: in un’occasione, un rinoceronte nero caricò Roosevelt da distanza ravvicinata. Il cavallo si imbizzarrì, e solo un colpo preciso al cranio dell’animale lo salvò. Nelle sue memorie, Roosevelt scrisse: “Mi sentii dannatamente vivo… come se stessi sfidando le leggi della giungla a viso aperto”.

Kermit e il leopardo notturno: Kermit abbatté un leopardo in piena notte, dopo aver seguito le sue impronte intorno all’accampamento. La guida lo definì “il coraggio di un giovane leone”, e da quel giorno gli portatori iniziarono a chiamarlo Simba Dogo, il piccolo leone.

La ricchezza di aneddoti, unita alla meticolosa documentazione scientifica e alla straordinaria portata mediatica della spedizione, ha reso questo safari una leggenda immortale nella storia della caccia e dell’esplorazione.

La caccia come identità

Per Roosevelt, la caccia era molto più di una passione: era un rito, un momento formativo. Cresciuto con problemi di salute, aveva costruito la propria virilità fisica e morale attraverso il contatto con la natura selvaggia. In Africa, volle affrontare le “bestie più nobili” – i cosiddetti Big Five – secondo un codice etico che, per l’epoca, era considerato sportivo: rispetto della preda, tiro preciso, niente crudeltà inutile.

caccia in Africa

Eppure, i numeri parlano chiaro: la spedizione fu anche un’enorme operazione di prelievo. Oggi guardiamo a quell’impresa con occhi diversi, riconoscendone il valore documentario, ma anche l’impatto devastante su alcuni ecosistemi locali.

African Game Trails: il libro della leggenda

Nel 1910 Roosevelt pubblicò “African Game Trails”, un’opera monumentale in cui descrisse l’intero safari. Il libro è una delle testimonianze più vive, affascinanti e controverse della storia della caccia.

Scritta con uno stile avvincente, l’opera mescola:

  • narrazione d’avventura,
  • osservazioni naturalistiche,
  • filosofia personale,
  • riflessioni sul senso della caccia e della conservazione.

Roosevelt, paradossalmente, fu anche uno dei primi grandi promotori della conservazione ambientale. Fondò parchi nazionali, istituì riserve e fu antesignano del moderno pensiero ecologista, pur continuando a cacciare fino all’ultimo.

Eredità e riflessione

Oggi, il Roosevelt Safari divide gli animi. Da un lato, fu un’impresa straordinaria per mezzi, impatto scientifico e narrazione. Dall’altro, è anche simbolo di un’epoca in cui la supremazia dell’uomo bianco e occidentale passava anche attraverso il dominio sulla natura.

Ma è impossibile ignorarne il fascino epico: i campi ai piedi del Kilimangiaro, le tende di tela bianca, le colonne di portatori, le doppiette scintillanti all’alba, i diari scritti a lume di petrolio sotto il cielo stellato africano.

Il Roosevelt Safari resta, nel bene e nel male, l’icona assoluta della caccia coloniale africana. Un viaggio nell’anima dell’uomo, nel cuore della savana, nella complessità di un’epoca che ancora oggi ci interroga.

Per approfondire

Theodore Roosevelt – “African Game Trails”

Douglas Brinkley – “The Wilderness Warrior: Theodore Roosevelt and the Crusade for America”

Edward Rice – “Captain Sir Richard Francis Burton: The Secret Agent Who Made the Pilgrimage to Mecca” (per confronti con altri viaggiatori del tempo)

Theodore Roosevelt e il leggendario safari africano

T. H. Watkins – “The Hungry Years: A Narrative History of the Great Depression in America” (per capire la figura politica di Roosevelt in relazione alla sua attività venatoria)

Un viaggio nel tempo. Una caccia al senso profondo dell’avventura. Una storia da leggere col rumore del vento africano nelle orecchie.

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