Caccia alla beccaccia: vivi un’esperienza venatoria nei boschi della Crimea

Sei un cacciatore cinofilo e la tua caccia preferita è la caccia alla beccaccia?
Vivi un’esperienza senza eguali: caccia la beccaccia insieme al tuo fedele ausiliare in un Paese magico!
Non c’è alcun dubbio: il paesaggio incontaminato della Crimea è lo scenario perfetto per trascorrere giorni indimenticabili a caccia della regina del bosco.
La beccaccia è considerato il selvatico per eccellenza: ama la solitudine e mantiene un atteggiamento diffidente, cosa che rende difficile il suo avvistamento anche quando è in volo. Elegante e furtiva, il cacciatore non è sempre in grado di percepire il suo battito d’ali.
Questo uccello selvatico, dal fascino unico, è cacciabile in molti Paesi: dalla Scozia alla Bulgaria, dalla Lituania all’Estonia. Ma se ogni regina ha un castello, per la regina del bosco sicuramente la Crimea è uno dei più ambiti.
Perché scegliere proprio la Crimea?
I boschi della Crimea sono una tra le mete più bramate dai cacciatori beccaciai: il suo territorio ricorda tanto i nostri Appennini, a tal punto da scatenare nel cacciatore emozioni uniche, facendolo sentire come a casa. Ma non solo: la conformità del territorio di caccia offre alle beccacce un riparo naturale, in cui questi selvatici decidono di svernare in grande abbondanza scendendo dal circolo artico, dove poi si distribuiscono nelle valli e sulle sponde del mare.
Il clima mite e la facilità di nutrirsi costituiscono l’habitat ideale per questo selvatico scaltro e furtivo, che entra in azione solo al crepuscolo.
Tra foreste incantate, colline e montagne sulle sponde del Mar Nero, potrai mettere alla prova il tuo cane. Tranne qualche eccezione, in Crimea non esistono spinai ed è più facile per il cacciatore cinofilo godere del lavoro del suo fedele ausiliare e gestirlo al meglio, sostituendolo a seconda delle proprie esigenze.
Enrico Zaina, il responsabile Montefeltro per la caccia piuma, ormai di casa in Crimea, ci racconta una delle sue tante avventure in questo Paese unico, vissute insieme al suo fedele compagno Sole!
“L’emozione che può regalare un cane da beccacce è indescrivibile per chi come me ama prima di tutto il lavoro del cane e, sulle sponde del Mar Nero, ho passato giornate memorabili cacciando le beccacce con il mio cane. Alcuni anni fa portai con me un cane giovane, naturalmente setter inglese, razza che prediligo.
Il soggetto dal forte temperamento si chiamava Asole, detto Sole: avevo qualche dubbio visto la sua irruenza nell’affrontare i terreni di caccia, e questo per la caccia alla beccaccia non è consigliato. Ad ogni modo, alla fine presi una decisione e portai Sole in Crimea. Arrivati nel terreno di caccia, lo sganciai (gergo cinofilie quando si libera il cane), da subito solo senza l’appoggio di un cane esperto per vedere il suo adattamento a quel territorio.
Ricordo una faggeta a Simferopoli Alta, in una riserva che a ottobre dà il meglio di sé, dove feci scendere Sole. Lo portai a bordo bosco e, prima di sganciarlo dal moschettone, lo accarezzai e, quasi sussurrandogli di non fare il pazzo, lo sciolsi.
Quello non era stato un anno fantasmagorico a livello di incontri, ma quel folle setterino iniziò a pennellare il bosco come un vecchio marpione. Ero stupefatto, non credevo a quello che vedevo: dopo le prime incertezze su alcune beccacce scaltre, Sole iniziò a fermare ed abboccare le sue prime regine.
In particolare, ricordo Sole fermo a bordo di una radura. Mi avvicinai piano a lui, notai che il cane muoveva la testa a destra e a sinistra quasi incerto sul da farsi, lo affiancai pronto a servirlo quando feci involare una beccaccia, sparai prontamente toccandola ad un’ala, mi voltai ma Sole era ancora fermo. Dopo pochi secondi, partì una seconda beccaccia che sbagliai clamorosamente per l’emozione. Recuperai quella beccaccia che avevo ferito e mi sedetti sotto ad un faggio. Abbracciando Sole ripensai a quanto accaduto: il cane aveva avvertito la coppia di beccacce e quasi ad indicarmele le teneva a vento nel naso.
Avevo rischiato di non portare Sole in Crimea per via della sua irruenza. E invece lui diede grande dimostrazione di adattabilità. A volte bisogna seguire il proprio istinto, in quell’occasione non sbagliai.”
Un viaggio del genere è un’esperienza unica da vivere almeno una volta nella vita, per poi sognare di ritornare.
E se il racconto di Enrico ti ha incuriosito e non vedi l’ora di vivere l’esperienza irripetibile della caccia alla beccaccia in Crimea con il tuo ausiliare, non ti resta che partire.
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