Caccia che passione!
Molto spesso chi non pratica la caccia si chiede “ma come si fa ad essere cacciatore?”
Quelle persone non sanno quanto sia profondo e innato l’amore per la caccia e non sanno come esso scateni un’attrazione misteriosa in tutti coloro che la praticano. È un amore difficile da definire a parole: deve essere vissuto.
Con febbraio siamo entrati ufficialmente nel mese di San Valentino. Non esiste quindi momento migliore per celebrare la passione che accompagna ogni cacciatore! Vivi un’esperienza venatoria in una delle nostre riserve insieme alla tua dolce metà, così potrai trasmettere l’amore per la caccia e per il tuo ausiliare alla persona che ami.
Nel frattempo scopri come i ragazzi dello staff Montefeltro si sono avvicinati a questo mondo e sono riusciti a fare della loro più grande passione, il loro lavoro.
Il racconto di Luca Bogarelli
“Il profumo della caccia l’ho sempre respirato in casa. Il padre di mio padre mi ha portato a cacciare con lui per la prima volta a cinque anni, e mi ha asciugato le lacrime di spavento per il fragore del colpo di fucile, un boato che non mi aspettavo. Il mio papà a undici anni mi mise in mano il suo sovrapposto, e infine lo zio, grande affabulatore, da cui ascoltavo rapito il racconto delle sue avventure venatorie dalle paludi Pontine all’Africa.
A sedici anni la prima licenza e, da allora, ho fatto mio l’odore dell’erba appena tagliata, quello marcescente della palude e il profumo delle montagne, l’odore del brunft e del cervo in bramito, e non ultimo quello legnoso dei boschi e quello della mia Africa.
Dunque, ora che non ho più paura del colpo del fucile, la caccia è divenuta un bisogno. Un bisogno che viene da lontano, una forza prepotente, quella delle grandi passioni, che mi spinge ogni volta a separarmi dagli affetti, dalla calda quotidianità condivisa, dalla dimensione protettiva del conosciuto. Così mi piego alla seduzione dell’ignoto e parto per l’ennesima avventura.”
Il racconto di Enrico Zaina
“Avere famigliari cacciatori di certo facilita l’avvicinamento alla caccia. Ma, nonostante i miei conoscenti non fossero affini al mondo venatorio, dentro di me la passione per la caccia è sempre stata forte. Sono riuscito a comprendere i reali valori che stanno dietro all’arte venatoria perché la caccia l’avevo già nell’animo.
Di sicuro viaggiare alla scoperta di nuovi luoghi e fare nuove esperienze è da sempre l’aspetto più affascinante di questa passione. Caccia significa vivere la natura incontaminata, conoscere gli animali, anche quelli non cacciabili, e studiarli. Da tanti anni ormai è diventato uno stile di vita di cui non posso fare a meno.
Questa attività, infatti, non solo rende possibile l’incontro con nuovi luoghi e differenti culture venatorie: essere cacciatori significa essere innamorati del proprio cane ed è proprio quella complicità che si instaura con il proprio ausiliare che diventa un legame profondo, che va ben oltre la semplice compagnia.
Ecco perché alcuni anni fa ho regalato un viaggio in Lapponia a mia moglie: volevo farla entrare nel mio mondo, farle capire cosa significa essere cacciatore. Ho capito, infatti, che è solo questo il modo per conoscere questa passione: viverla.”
Il racconto di Andrea Cavaglià
“Da quando riesco a ricordare, mio padre la domenica non è mai stato a casa come gli altri papà; tornava “a buio”, stanco e infreddolito, ma con un’espressione di serenità che negli anni ho visto su pochi altri volti.
Mi è sempre sembrato che le sue uscite con i cani fossero non soltanto guidate da una grande passione, dalla ricerca di uno svago o di uno sfogo, ma da qualcosa di talmente radicato che lo obbligava a farlo. Non sarebbe stato lui senza quelle uscite!
Forse proprio per questo, seguendolo sin da piccolo, ho imparato a rispettare la natura, il ritmo delle stagioni e gli animali; ad avere un obiettivo e a raggiungerlo con costanza, perseveranza e impegno. Nella caccia come nella vita.
Sono sicuro che il mio essere cacciatore nacque nel momento in cui riuscii a cogliere, e soprattutto ad accettare, il susseguirsi e il compenetrarsi della vita con la morte. Essere figlio di un cacciatore significò capire che predatore e preda, cacciatore e cacciagione sono elementi che concorrono al susseguirsi dei cicli vitali.
Il cacciatore si trasforma da chi toglie la vita a chi fa parte del suo naturale svolgimento.”
Il racconto di Angelo Veglianti
“La passione per la caccia la devo a papà Gianni e a Brick, il suo setter bianco arancio, protagonisti di un mondo che mi ha reso da sempre un bambino amante della natura e, soprattutto dei cani.
Trascorrevo le giornate aspettando alla porta d’ingresso che papà tornasse: ero in trepida attesa di sapere come era andata la sua giornata a rincorrere cinghiali in montagna, sperando che arrivasse presto il mio turno per vivere una cacciata con loro.
Il nonno Peppe era sempre disposto a fare nuovi regali a me e mio fratello e, se mio fratello chiedeva ogni volta un gioco diverso, la mia scelta ricadeva sempre su un fucile di plastica, che diventava il migliore amico nelle uscite pomeridiane in campagna. Con il suo fare brontolone, mi accontentava sempre e io, in quel momento, ero il bambino più felice del mondo!
Il mio amore per i cani da caccia da allora è sempre cresciuto. Con il cane che più faceva per me, il pointer, ho vissuto e continuo a vivere le più grandi avventure a caccia di beccacce, starne e coturnici.”
Il racconto di Carlo Cazzaniga
“Fin da bambino la vita che sognavo era all’aria aperta a contatto con la natura, perché la natura è sempre stata la mia passione più grande. Documentari, libri e frequentazioni riguardavano sempre gli animali che studiai e imparai a conoscere. Il nonno, a cui ero molto legato, era cacciatore e le serate passate insieme a lui e al suo gruppo di amici cacciatori erano, per me ancora bambino, momenti straordinari ed emozionanti.
È così che si è sviluppata in me la passione per la caccia, intesa non solamente come abbattimento di un animale, ma osservazione della natura, vita all’aria aperta, complicità solo nostra con il mio fedele amico a quattro zampe, nel godimento delle albe, dei tramonti e degli innumerevoli spettacoli che Madre Natura ci offre. Ecco perché io non considero la caccia come uno sport, ma piuttosto come uno stile di vita: è un’attività che mi fa sentire libero, che soddisfa quel bisogno, se vogliamo primitivo, di un contatto particolare con la natura che fa parte della mia persona.
Ecco cos’è per me la caccia: per questo quando esco, sia con il cane da ferma che con la carabina, sono comunque contento a prescindere dal risultato della battuta, perché, in ogni caso, la natura mi avrà regalato un’emozione.”
Quindi, spesso e volentieri, è una questione di famiglia. Cacciatori si nasce.
Ma senza dubbio, la cosa importante, sia che la caccia sia una tradizione di famiglia sia che non lo sia, è viverla con passione e rispetto per gli altri cacciatori, per gli ausiliari, per il territorio e i selvatici da abbattere e abbattuti.
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