Alla ricerca del Bongo: un viaggio tra sogno e avventura nella foresta pluviale del Camerun

Published On: 22 Gennaio 2025
Caccia al Bongo nella foresta pluviale del Camerun

Nelle serene colline della riserva di caccia La Montefeltro, a Rivergaro, si intrecciano storie di amicizia e passioni condivise. Qui, tra racconti di cacce passate e mappe di terre lontane, Mario e Luca Bogarelli si sono incontrati per pianificare un viaggio che avrebbe ricordato per tutta la vita: la caccia al Bongo, l’elusivo signore della foresta pluviale africana.

Attorno a un tavolo, mentre l’odore della terra bagnata riempiva l’aria, hanno discusso ogni dettaglio, dal percorso per arrivare nella remota foresta camerunense agli strumenti indispensabili per affrontare un’impresa di tale portata. Con il sogno di un’avventura epica negli occhi, i due amici hanno stretto un patto: partire insieme verso il cuore selvaggio dell’Africa.

L’inizio dell’avventura

Il viaggio è iniziato con l’eccitazione di un sogno che si realizza. Dopo un volo intercontinentale che li ha portati a Douala, una città vibrante dove il caos africano si mescola a un’energia contagiosa, Mario e Luca hanno assaporato i primi passi della loro avventura. Le strade affollate di mercati, i colori sgargianti dei tessuti locali e il calore della gente hanno offerto un assaggio del continente che avrebbero esplorato più a fondo.

Da Douala, un piccolo aereo li ha condotti verso sud, sorvolando un tappeto verde infinito, interrotto solo da fiumi sinuosi e villaggi sperduti. Qui, la modernità ha lasciato spazio alla natura primordiale. Atterrati su una pista di terra battuta, si sono trasferiti in fuoristrada per ore lungo strade polverose, attraversando villaggi dove i bambini correvano al loro passaggio e il tempo sembrava scorrere più lentamente. Lungo il percorso, hanno incontrato uomini e donne con cesti carichi di frutta esotica, uccelli tropicali che volavano sopra le chiome degli alberi e uno stile di vita in perfetta armonia con l’ambiente.

Finalmente, il viaggio li ha portati alla base operativa situata nel cuore della foresta pluviale, un accampamento semplice ma accogliente, dove il ruggito lontano dei leoni e il canto degli uccelli notturni ricordavano che erano davvero nel cuore dell’Africa selvaggia.

Cosa mettere in valigia per una simile impresa?

Prepararsi per un viaggio simile non è semplice. Mario e Luca sapevano che la chiave del successo stava nella cura di ogni dettaglio. Tra gli indispensabili che hanno messo in valigia:

Abbigliamento tecnico: tessuti leggeri, traspiranti e resistenti, fondamentali per affrontare il caldo soffocante e l’umidità della giungla.
Scarponi impermeabili: indispensabili per attraversare il fitto sottobosco, guadi e terreni fangosi.
Un cappello a tesa larga e occhiali polarizzati, per proteggersi dal sole e dagli insetti.
Attrezzatura da caccia: un fucile perfettamente tarato, munizioni adeguate e un binocolo ad alta definizione per individuare il Bongo tra il fogliame.

caccia al Bongo

Strumenti di sopravvivenza: una bussola, un coltellino multiuso, una torcia e un kit di primo soccorso.
Repellenti per insetti: fondamentali per tenere lontane zanzare e altri insetti fastidiosi.
Scorte alimentari: snack energetici per affrontare lunghe giornate di caccia.
Ogni oggetto aveva una funzione precisa, ed era una parte essenziale per affrontare l’ignoto. “In foresta non c’è spazio per gli errori”, diceva Maio, ricordando la necessità di essere pronti a tutto.

La caccia al Bongo: un’esperienza di poesia e tensione

Il Bongo, con la sua bellezza maestosa e il suo comportamento sfuggente, è tra gli animali più ambiti dai cacciatori di tutto il mondo. Con un mantello arancione brillante, ornato da strisce bianche che lo rendono quasi invisibile nel fitto della vegetazione, il Bongo si muove silenzioso come un’ombra. Le sue lunghe corna spiralate, che si avvolgono con eleganza, sembrano scolpite per raccontare la forza della natura stessa. A differenza delle antilopi di pianura come il Kudu o il Nyala, il Bongo preferisce il fitto sottobosco, nutrendosi di foglie, germogli e frutti.

Il Bongo: un animale straordinario

Mario e Luca, accompagnati da esperti tracciatori locali, si sono immersi nella foresta con rispetto e attenzione. Ogni mattina, prima dell’alba, partivano seguendo tracce fresche: impronte nel fango, rami spezzati o segni lasciati sugli alberi. Ogni segnale era un invito a proseguire, un indizio che li avvicinava sempre di più al loro obiettivo. Il cammino era lento e silenzioso, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal rumore della foresta che si risvegliava.

Dopo giorni di attesa, il momento culminante è arrivato. Una sagoma è emersa tra le fronde. Il Bongo era lì, maestoso, con i suoi occhi profondi che sembravano scrutare l’anima stessa di chi lo osservava. L’adrenalina ha invaso Mario e Luca mentre si preparavano al tiro, consapevoli che stavano vivendo un momento unico, il culmine di un viaggio fatto di sacrificio, pazienza ed emozione.

Il Bongo: un animale straordinario

Dal punto di vista morfologico, il Bongo (Tragelaphus eurycerus) è una delle antilopi più grandi e spettacolari. I maschi possono pesare fino a 300 chilogrammi, con un’altezza al garrese di 120 centimetri. Il suo mantello è unico, brillante e striato, una perfetta combinazione di bellezza e mimetismo. Vive solitamente da solo o in piccoli gruppi, preferendo le aree più fitte della foresta dove il terreno è umido e l’ombra è costante.

A differenza delle antilopi che popolano le savane, il Bongo è timido e schivo, un vero simbolo della natura incontaminata.

Il ritorno: un’esperienza che segna l’anima

Quando Maio e Luca sono tornati a casa, portavano con sé molto più di un trofeo. Il viaggio era stato un’esperienza che li aveva trasformati: non solo una caccia, ma una lezione di vita. La foresta pluviale, con i suoi segreti e il suo fascino, aveva insegnato loro il valore della pazienza e il rispetto per la natura. E il Bongo, con la sua eleganza misteriosa, rimarrà per sempre nei loro ricordi come simbolo di un’avventura unica.

Il Bongo un animale straordinario

Se sognate un’esperienza così intensa, il Camerun vi aspetta, pronto a svelarvi i suoi tesori. La caccia al Bongo non è solo un viaggio, ma un incontro con il cuore selvaggio dell’Africa.

Alla ricerca del Bongo: l’emozione di una caccia multipla nella foresta del Camerun

Il Camerun, con le sue foreste pluviali lussureggianti e le sue vaste aree selvagge, non è solo il luogo ideale per la caccia al maestoso Bongo, ma offre anche l’opportunità di vivere emozioni straordinarie con altre due prede affascinanti: il bufalo nano e il sitatunga. Questi animali, ognuno con le proprie caratteristiche uniche e habitat specifici, rendono il viaggio in Camerun un’esperienza completa per chi ama la caccia, il contatto con la natura più selvaggia e la sfida dell’imprevisto.

La caccia al bufalo nano: il piccolo gigante della foresta

Il bufalo nano (Syncerus caffer nanus), una sottospecie del bufalo africano, è un animale di dimensioni più contenute rispetto al suo parente della savana, ma non meno temibile. Misura circa 120-150 cm al garrese e pesa tra i 250 e i 320 kg. Nonostante il suo aspetto compatto, è straordinariamente robusto e possiede una forza che lo rende un avversario formidabile. Il suo mantello è generalmente scuro, di un marrone rossiccio che si scurisce ulteriormente con l’età, un colore che lo aiuta a mimetizzarsi nel sottobosco fitto.

La caccia al bufalo nano

Il bufalo nano vive in piccoli gruppi o come individuo solitario nelle zone più inaccessibili della foresta pluviale, dove la vegetazione è così fitta che spesso bisogna muoversi con il machete per aprirsi un varco. È conosciuto per il suo comportamento imprevedibile e la sua tendenza a caricare quando si sente minacciato, rendendolo una delle sfide più eccitanti e pericolose per un cacciatore.

Cacciare il bufalo nano richiede pazienza, concentrazione e nervi saldi. Si segue spesso il rumore dei suoi spostamenti o si cercano tracce fresche nel fango e tra le piante spezzate. La tensione cresce con ogni passo, sapendo che l’animale potrebbe caricare all’improvviso, trasformando la caccia in una lotta per la sopravvivenza.

Il sitatunga: il fantasma delle paludi

Il sitatunga (Tragelaphus spekii), noto anche come antelope d’acqua, è uno degli animali più elusivi e affascinanti della foresta africana. Questo splendido erbivoro è perfettamente adattato agli ambienti paludosi e acquitrinosi, dove trascorre gran parte della sua vita. È caratterizzato da un corpo snello e un mantello bruno-rossastro nei giovani, che diventa grigio-bruno nei maschi adulti. Il suo aspetto è arricchito da strisce bianche sul dorso e da lunghe corna spiralate nei maschi, che raggiungono anche 90 cm di lunghezza.

Il sitatunga (Tragelaphus spekii)

Il sitatunga è un maestro della fuga e della mimetizzazione. Vive tra canneti, erbe alte e paludi, dove si sposta silenziosamente grazie agli zoccoli lunghi e stretti, perfetti per camminare su terreni fangosi e instabili. È attivo soprattutto durante le ore crepuscolari e notturne, mentre di giorno si nasconde tra la vegetazione.

Cacciare il sitatunga è un’esperienza tanto affascinante quanto impegnativa. Richiede di addentrarsi nei suoi habitat, spesso attraversando corsi d’acqua e aree fangose. Ogni movimento deve essere lento e calcolato per evitare di spaventare l’animale, che scompare in un istante non appena avverte la minima presenza estranea. Avvistare un sitatunga è un momento magico: i suoi occhi sembrano racchiudere il mistero della foresta.

Un’esperienza di caccia indimenticabile

Combinare la caccia al Bongo con quella al bufalo nano e al sitatunga offre un’esperienza completa, che mette alla prova tutte le capacità di un cacciatore: dalla forza fisica necessaria per muoversi nel sottobosco, alla pazienza e precisione richieste per seguire le tracce e attendere il momento perfetto per il tiro.

Il Bongo rappresenta la sfida della caccia silenziosa e dell’incontro con una creatura maestosa e sfuggente.
Il bufalo nano è il simbolo del confronto con un animale che combina potenza e imprevedibilità.

African forest buffalo (Syncerus caffer nanus)
Il sitatunga incarna la delicatezza e la bellezza di un ecosistema complesso, dove ogni passo deve essere ponderato.

Immergersi nella foresta del Camerun significa vivere un’avventura che va oltre la caccia. È un viaggio nei meandri di una natura incontaminata, dove il tempo sembra fermarsi e ogni suono racconta una storia. È un’esperienza che lega profondamente al territorio, che insegna il valore del rispetto per gli animali e per l’ambiente che li ospita.

Se siete pronti a mettervi alla prova e a vivere emozioni irripetibili, il Camerun vi aspetta con le sue sfide e il fascino selvaggio della sua foresta. La caccia al Bongo, al bufalo nano e al sitatunga non è solo una prova di abilità, ma anche un viaggio nell’anima dell’Africa.

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