L’ultima alba prima della Beccaccia – Viaggio nei silenzi della caccia d’autunno

Ci sono mattine in cui la sveglia suona presto, troppo presto per chiunque, tranne che per un cacciatore. Sono quelle albe di ottobre che non hanno bisogno di spiegazioni. Ti alzi con un solo pensiero, quello che ti accompagna da giorni, da settimane.
Il profumo del bosco umido, la promessa di un incontro, la speranza di quel battito d’ali improvviso che rompe il silenzio. È il richiamo della regina del bosco, la beccaccia.
Ottobre è un mese di passaggio. La natura si spoglia piano, l’aria cambia odore, le prime nebbie si alzano lente sulle colline. E proprio lì, dove la luce dell’alba fatica a farsi strada tra i rami spogli, il cacciatore torna a sentirsi parte di qualcosa di più grande.
La caccia alla beccaccia non è per chi ha fretta. Non è per chi cerca la quantità, il carniere pieno, la gloria effimera di una giornata fortunata. È una caccia che richiede rispetto, pazienza e una buona dose di umiltà. Perché la beccaccia è sfuggente, imprevedibile, e soprattutto è padrona assoluta del suo regno. Nessun cacciatore possiede il bosco. La beccaccia sì.
Il viaggio comincia sempre prima della caccia
Il viaggio verso la beccaccia comincia molto prima del primo colpo sparato. Comincia nei mesi d’estate, quando il cane da ferma, compagno di tante avventure, viene addestrato, preparato, condotto su terreni che simulano quello che poi sarà il vero teatro della stagione. C’è qualcosa di intimo e profondo nel rapporto che si costruisce durante quei mesi. Una fiducia reciproca che non nasce per caso, ma che si coltiva con pazienza, chilometro dopo chilometro, passo dopo passo.
Chi ha la fortuna di vivere questa simbiosi sa che la caccia alla beccaccia è un viaggio condiviso. Il cane non è uno strumento, è parte della storia, protagonista quanto e più del cacciatore stesso. È lui che entra per primo nel bosco, che legge i segni invisibili della presenza della regina, che si muove leggero dove il cacciatore fatica ad avanzare.
Quando il cane si ferma, immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto, il tempo si sospende. Il cuore accelera, il respiro si fa corto. In quel momento, tutto si riduce a un istante: la beccaccia è lì, nascosta tra le foglie morte, silenziosa, pronta a beffarti ancora una volta.
La magia dell’attesa: quando la caccia è ascolto e osservazione
La vera bellezza della caccia alla beccaccia sta proprio lì, nell’attesa. È una caccia fatta di silenzi, di sguardi, di odori che cambiano ad ogni passo. Il bosco, in ottobre, è un mondo a parte. Cammini tra i colori che virano dal verde al giallo, all’arancio, fino a quel marrone umido che sa di terra e di vita che si spegne per poi rinascere.
Ogni fruscìo, ogni ombra è un possibile incontro. Non serve parlare, non serve fare rumore. Basta ascoltare, lasciarsi guidare dal proprio cane e dalla propria esperienza. I vecchi cacciatori dicono che la beccaccia la trovi solo quando lei decide di farsi trovare. E in fondo è vero. Non ci sono mappe o regole certe. C’è solo la conoscenza del territorio, la sensibilità di capire quando il momento è quello giusto.
Ed è proprio questa imprevedibilità che rende ogni uscita unica, irripetibile. Ci sono giorni in cui il bosco sembra vuoto, dove la fatica si fa sentire e la beccaccia resta solo un sogno. E poi ci sono quelle mattine in cui tutto si allinea: il cane ferma, la beccaccia parte, il colpo è pulito. Ma la vera emozione, quella che resta, non è lo sparo. È quell’attimo perfetto in cui tu, il cane e la beccaccia siete parte della stessa scena, nello stesso respiro.
L’Isola, i crinali e i boschi del Montefeltro: terre da beccaccia
C’è un luogo, tra le colline che guardano il mare e i boschi dell’entroterra, dove la beccaccia trova il suo regno naturale. Il territorio del Montefeltro, con le sue valli, i crinali esposti ai venti dell’Adriatico e i boschi fitti, è da sempre terra di grandi incontri.
In queste zone la migrazione regala spettacoli unici. Le beccacce arrivano spinte dalle correnti, seguendo rotte antiche, e si fermano dove il terreno offre cibo e riparo. Per il cacciatore è come entrare in un racconto scritto secoli fa, dove ogni angolo nasconde una storia, ogni quercia ha visto passare generazioni di uomini e di cani alla ricerca della regina.
La caccia in questi luoghi non è solo una passione, ma una forma di rispetto verso la natura e la sua storia. Qui si impara che la beccaccia non si conquista mai davvero. La si incontra, quando il bosco decide di concedertela.
Il rispetto per la regina e il valore della caccia etica
La vera essenza della caccia alla beccaccia è il rispetto. Rispetto per l’animale, che merita di essere affrontato con onestà, senza trucchi né scorciatoie. Rispetto per il cane, che lavora per te e con te, chiedendo solo di essere compreso e valorizzato. Rispetto per il bosco, che va attraversato con leggerezza, senza lasciar tracce se non quelle dei propri passi.
Cacciare la beccaccia significa anche accettare che non sempre si torna a casa con un carniere pieno. Anzi, spesso si torna con le mani vuote, ma con la testa e il cuore pieni di immagini, di suoni, di emozioni che nessun trofeo potrà mai sostituire.
La beccaccia, più di ogni altra selvaggina, insegna la caccia etica. Ti mette di fronte ai tuoi limiti, ti costringe a rallentare, a osservare, a non dare nulla per scontato. Ti insegna che ogni incontro è un dono e che la vera soddisfazione non è nel numero, ma nella qualità dell’esperienza.
Il ritorno: quando la giornata non finisce con l’ultimo colpo
La giornata di caccia alla beccaccia non finisce mai davvero con l’ultimo colpo. Continua nel ritorno a casa, nella stanchezza buona che senti nelle gambe, nel silenzio del cane che si accoccola accanto a te, soddisfatto. Continua nel racconto di quel momento magico, di quella ferma perfetta, di quell’alba che ti ha fatto sentire parte del mondo, e non solo spettatore.
C’è qualcosa di antico e di profondamente umano nella caccia alla beccaccia. Qualcosa che ti lega alla terra, alla natura, alla storia di chi è venuto prima di te. E ogni stagione che inizia è un nuovo capitolo di questo racconto, sempre diverso e sempre uguale nella sua essenza.
La beccaccia è una promessa di bellezza
Chi conosce la beccaccia sa che non è solo un animale da cacciare. È un simbolo, una promessa di bellezza, un invito a rallentare e a riscoprire il valore del tempo e del silenzio. È la regina del bosco perché nessun’altra creatura sa coniugare così bene eleganza e astuzia, forza e fragilità.
E allora eccoci qui, alle soglie di una nuova stagione, con il cuore che batte forte e il fucile che pesa sulle spalle. Pronti a vivere ancora una volta quella magia che solo la caccia alla beccaccia sa regalare.
Perché in fondo, ogni alba che ci sorprende nel bosco è un nuovo inizio. E ogni beccaccia che parte davanti al nostro cane è una storia che vale la pena raccontare.
Consigli pratici per affrontare al meglio la stagione della beccaccia
Affrontare la stagione della beccaccia richiede preparazione, rispetto e una profonda conoscenza del territorio e della selvaggina. Ecco alcuni consigli utili per vivere al meglio ogni uscita e godere appieno della magia di questa caccia così affascinante e impegnativa:
📍 Studiare il territorio prima di ogni uscita
La beccaccia è una migratrice schiva e imprevedibile, capace di cambiare zona da un giorno all’altro. Conoscere bene i boschi, le macchie e i crinali più battuti dalla migrazione è fondamentale. Osservare la direzione dei venti, l’umidità del terreno e la presenza di insetti aiuta a intuire dove la regina potrebbe fermarsi.
🐾 Preparare il cane con pazienza e costanza
La stagione della beccaccia è la prova più difficile per ogni cane da ferma. Allenarlo durante l’estate e l’inizio dell’autunno su terreni impegnativi lo aiuterà ad affrontare meglio le difficoltà della stagione: boschi fitti, vegetazione umida, lunghe ore di lavoro.
La sintonia tra cacciatore e cane sarà l’arma vincente.
🎯 Scegliere l’abbigliamento e l’equipaggiamento giusto
La beccaccia si caccia nei boschi umidi e spesso impervi. Serve un abbigliamento tecnico, impermeabile ma traspirante, che protegga dal freddo e dalla pioggia ma permetta libertà di movimento. Fondamentali scarponi robusti con buona aderenza e una cartuccera ben organizzata. Portare con sé acqua per sé e per il cane è sempre una buona abitudine.
📅 Saper scegliere i giorni giusti
Non tutte le giornate d’autunno sono uguali. La beccaccia preferisce le mattine fresche, con leggera umidità e poco vento. Dopo una notte di pioggia leggera o nelle giornate in cui il terreno è bagnato si hanno spesso le migliori occasioni d’incontro. Osservare il meteo e scegliere con cura i giorni di uscita può fare la differenza.
🔎 Rispettare la selvaggina e la tradizione
Ricordarsi sempre che la beccaccia non è una preda qualsiasi, ma un simbolo della caccia tradizionale e del rapporto etico con la natura. Sparare solo quando il tiro è pulito e sicur
o, limitare il carniere, valorizzare ogni incontro come un dono e non come un semplice numero.
🗺 Tenere un diario di caccia
Annotare le uscite, le zone frequentate, le condizioni meteo e il numero di incontri può diventare un’abitudine preziosa. Aiuta a conoscere meglio il territorio e la selvaggina e, stagione dopo stagione, costruisce una memoria personale che arricchisce l’esperienza venatoria.
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