Il mio viaggio più bello – Angelo
Qual è il viaggio venatorio più bello che hai fatto?
Angelo non ha dubbi nel rispondere a questa domanda: sicuramente il suo primo viaggio in Macedonia.
Ce lo racconta così.
Era un caldo sabato di agosto 2007 e ricordo ancora bene la telefonata del mio storico compagno di caccia: “Cambiamo destinazione quest’anno, troviamo un posto nel quale portare tutti i nostri giovani ausiliari per fargli fare esperienza, senza lasciare a casa nessuno.”
Ci pensai un attimo e dissi: “Proviamo la Macedonia, ho sentito che ci sono tante starne autoctone e sarebbe un’ottima palestra per i giovani, inoltre è vicina e possiamo raggiungerla in auto portando tutti i nostri cani.”
Erano ormai diversi anni che andavamo nell’amata Crimea, ma da quell’anno scoprimmo un posto nuovo che ci sarebbe entrato nel cuore.
L’8 Ottobre, caricato il furgone con bagagli, fucili e soprattutto i nostri fedeli ausiliari, partimmo per la Macedonia: direzione Bitola.
Avevo sentito parlare diverse volte di questa località per le sue grandi pianure ancora coltivate a tabacco, frumento e mais. Questo mi faceva pensare che potesse essere un ottimo posto da esplorare con i nostri giovani cani.
Il giorno dopo, passata la frontiera e arrivati in albergo, la curiosità era tale che uscimmo subito ad esplorare i terreni nonostante la stanchezza del viaggio.
Senza fucile, scappammo nei campi con la voglia di vedere cosa potessero combinare i giovani cani alle prese con le starne. Il pomeriggio volò via tra sfrulli di brigate di starne e qualche discreto lavoro. Una delle ultime azioni, a sole quasi ormai sceso, la fece il giovane setter Bruce del mio amico. Un allungo lo fece sparire all’orizzonte e per un attimo credemmo si fosse perso, provammo a chiamarlo ma nulla, lo cercammo per alcuni minuti e ad un certo punto la nostra attenzione fu catturata dal fischio del nostro accompagnatore che con il dito ci indicava qualcosa.
Ci recammo correndo verso il punto da lui indicato e riuscimmo a vedere il giovane setter sdraiato a terra con la testa protesta al vento, ci indicava un campo di granturco raccolto. Ci portammo su di lui e dopo una breve filata si involò una brigata di starne di 12/13 elementi. Il loro suono metallico rimbomba ancora nelle mie orecchie e quell’immagine è ben stampata nei miei ricordi.
Nei giorni a seguire tante furono le emozioni che ci regalarono le starne di Bitola e ci fecero capire di che stoffa erano fatti i giovani ausiliari che avevamo portato con noi.
L’ultimo giorno lo dedicammo alla montagna e alla ricerca della Regina delle rocce che qui chiamano KAMENJARKA, consapevoli che non era facile sia per l’impegno fisico che ci veniva richiesto, sia per quello dei cani che venivano orami da giornate intere a rincorrere branchi di starne.
Le cercammo per tutta la mattina e quando stavamo ormai per rientrare, nel risalire l’ennesimo canalone di rocce, il giovane pointer quasi sul crinale si arrestò in ferma statuaria. Ci portammo a ridosso del cane, il mio amico si abbassò di una cinquantina di metri mentre io andai diretto sul cane che bramoso mi indicava un balzo di una roccia a poca distanza.
Alzai gli occhi per vedere se il mio amico si era posizionato bene e proprio in quell’istante il frullo, con un suono quasi metallico, mi inondò la testa. Seguirono due colpi di fucile e uno strillo di gioia “Porta, porta, porta.” Avevamo incarnierato la Regina delle Rocce Macedoni.
Ancora oggi a distanza di anni mi reco in Macedonia a caccia di starne e coturnici perché il loro canto al mattino presto e il loro fragore all’involo mi hanno fatto innamorare di questa fantastica terra chiamata Macedonia.
Non perdere la prossima settimana il racconto di Luca del suo viaggio venatorio nell’inusuale Cina.
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