Pronghorn: il fantasma dorato delle praterie dell’Alberta

Published On: 1 Luglio 2025
Caccia-al-pronghorn-in-Alberta-Canada

Una caccia che è un rito antico tra vento, silenzio e orizzonti infiniti

Ci sono luoghi nel mondo dove il tempo sembra essersi dimenticato di passare. Distese di terra battuta e cieli immensi, dove l’odore della salvia selvatica si mescola con il vento caldo che accarezza l’erba dorata. Luoghi dove il sole, al tramonto, non si limita a scendere, ma incendia l’universo. Uno di questi luoghi è il sud dell’Alberta, in Canada. Ed è qui, in questo scenario di pura poesia, che si consuma uno dei riti venatori più emozionanti e ancestrali del continente nordamericano: la caccia al Pronghorn.

Ma per capire davvero questa caccia, per viverla con lo spirito giusto, è necessario partire da molto lontano, dalle origini di quest’animale straordinario, unico al mondo. Perché il Pronghorn non è solo un trofeo o una sfida venatoria: è una creatura che porta con sé la memoria di un’epoca ormai scomparsa.

Un animale preistorico: l’ultima reliquia di un mondo perduto

Il Pronghorn (Antilocapra americana) non è una vera antilope, nonostante il nome con cui viene comunemente chiamato. È in realtà l’ultimo superstite di una famiglia tutta nordamericana che ha origini antichissime, risalenti a milioni di anni fa. Quando i mammut e i bradipi giganti calcavano queste terre, antenati del Pronghorn già correvano sulle praterie dell’attuale Canada e Stati Uniti.

Mentre molte specie si sono estinte alla fine dell’ultima era glaciale, il Pronghorn è sopravvissuto, evolvendosi per diventare l’animale più veloce dell’intero emisfero occidentale. A differenza del cervo o del wapiti, il Pronghorn non è stato introdotto in Alberta: è una specie autoctona, un nativo ancestrale che ha condiviso la storia geologica e biologica di queste terre.

Il suo corpo è un miracolo di efficienza: leggerissimo, con muscoli potenti, zoccoli duri e un sistema cardiovascolare capace di sostenere corse fino a 100 km/h per lunghi tratti. Le sue corna sono uniche nel regno animale: non sono vere corna né vere appendici ossee, ma una sorta di ibrido, coperte da una guaina che si rigenera ogni anno.

Ma non è solo la sua forma a renderlo straordinario. Il Pronghorn ha una vista acutissima, simile a quella di un uomo che guarda attraverso un binocolo 8x. Questo lo rende una delle prede più difficili e sfuggenti da cacciare, in un ambiente già di per sé complesso.

L’Alberta: teatro di luce e vento

La caccia al Pronghorn si svolge nelle regioni più meridionali dell’Alberta, in prossimità del confine con il Montana. Qui, le praterie canadesi si estendono come un tappeto infinito, punteggiate da piccoli ranch, vecchie pale eoliche e sentieri polverosi.

Luoghi come Medicine Hat, Manyberries, Walsh, Suffield e le terre della zona arida chiamata Palliser’s Triangle sono nomi che evocano spazi aperti e cieli immensi. In questi paesaggi, il silenzio è quasi assoluto, rotto solo dal fruscio dell’erba alta o dal richiamo lontano di una poiana.

L’atmosfera è magica soprattutto all’alba, quando la nebbia si dissolve piano tra le ondulazioni del terreno e i primi raggi del sole fanno brillare le gocce di rugiada come diamanti. Ogni angolo è teatro di possibili incontri: il gufo delle nevi che sorvola silenzioso, il coyote che osserva da lontano, o l’inconfondibile sagoma del Pronghorn che si staglia sull’orizzonte, sempre vigile, sempre pronto alla fuga.

Una caccia di astuzia, pazienza e rispetto

Antilope nordamericana

La caccia al Pronghorn non è mai facile. La natura dell’animale, la vastità del territorio e l’assenza di copertura forestale rendono la pratica una delle più tecniche e strategiche del Nord America. Si caccia esclusivamente a piedi, con tecnica “spot and stalk”, ovvero osservazione a distanza con binocoli e successivo approccio cercando di sfruttare ogni piega del terreno per coprirsi alla vista dell’animale.

Non ci sono appostamenti, né torrette. Tutto si gioca sulla lettura del paesaggio, sulla direzione del vento, sulla velocità di reazione. I tiri sono spesso oltre i 200 metri, e ogni occasione va sfruttata con prudenza: un errore e l’animale scomparirà nel nulla in pochi secondi.

Il periodo di caccia si apre generalmente a inizio ottobre e si chiude entro la metà del mese. In Alberta, i permessi sono rilasciati tramite sorteggio (draw) e sono altamente selettivi. Ogni Wildlife Management Unit (WMU) ha una quota limitata di tag, a garanzia di una gestione sostenibile della popolazione.

I calibri e le armi del cacciatore moderno

Per affrontare il Pronghorn è necessario disporre di armi precise e calibri ad alta velocità. Tra i più utilizzati:

  • 6.5 Creedmoor: amato per la precisione e il rinculo controllato
  • .243 Winchester: perfetto per la leggerezza del Pronghorn
  • .270 Winchester: classico e versatile, con traiettoria tesa
  • .25-06 Remington: veloce, piatto e ideale per lunghe distanze

L’arma deve essere accompagnata da un’ottica di alta qualità, con reticolo balistico e correzione di parallasse. Il telemetro è uno strumento essenziale, così come un buon bipiede o un tappetino da tiro per gli appoggi a terra.

Vestirsi per la prateria: essenziale e funzionale

Le giornate sulle praterie possono essere traditrici. All’alba si può scendere sotto lo zero, mentre a mezzogiorno il sole può scaldare fino ai 20°C. L’abbigliamento deve essere a strati, leggero ma protettivo.

  • Base layer in lana merino o tessuto tecnico traspirante
  • Pantaloni camo antivento e resistenti all’abrasione
  • Softshell o giacca termica leggera
  • Berretto con visiera e guanti leggeri
  • Occhiali da sole polarizzati
  • Scarponi da montagna leggeri ma stabili

In uno zaino compatto non devono mancare acqua, cartine topografiche (o GPS), kit di pronto soccorso, snack ad alta energia, coltello da campo e sacche per la carne.

Un’esperienza che scolpisce l’anima

Bellissimo-trofeo-di-pronghornCacciare il Pronghorn in Alberta non è solo una sfida tecnica: è un’esperienza emotiva e spirituale. Quando si è soli tra le onde dorate delle praterie, con il cuore che batte mentre si cerca un avvicinamento silenzioso, ci si riscopre parte di un equilibrio più grande.

Il momento in cui si incrocia lo sguardo dell’animale è carico di significato. Non è solo questione di portarlo a tiro: è l’incontro tra due esseri che vivono lo stesso mondo in maniera opposta. Il Pronghorn è istinto puro, velocità, sopravvivenza. Il cacciatore, in quel momento, è chiamato a essere onesto, rapido e preciso. Ogni errore è punito. Ogni successo è guadagnato.

Quando infine si recupera l’animale abbattuto — sempre con gratitudine, sempre con rispetto — il silenzio della prateria sembra rendere onore a quel gesto antico: prendere solo ciò che serve, lasciare il resto alla natura.

L’eredità del vento

La caccia al Pronghorn in Alberta è una delle forme più pure di caccia moderna. Non offre comodità, ma verità. Non regala successi, ma li fa conquistare. E in cambio, offre qualcosa che resta per sempre: un ricordo scolpito nell’odore dell’erba, nel suono del vento, nel peso dell’animale sulle spalle, e nella luce dorata di un tramonto che non si dimentica più.

SCHEDA TECNICA DEL VIAGGIO DI CACCIA AL PRONGHORN

Durata del soggiorno: 3 giorni di caccia
Località: Praterie canadesi – Alberta meridionale
Specie cacciabile: Antilocapra americana (Pronghorn Antelope)

LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE COMPRENDE

  • 3 giornate di caccia guidata
  • Licenza venatoria e 1 tag incluso
  • Tutti i trasferimenti durante i giorni di caccia
  • Sistemazione completa presso il camp durante l’intero soggiorno venatorio
  • Tassa di abbattimento del trofeo
  • Prima preparazione del trofeo per il trasporto
  • Tasse e imposte locali

LA QUOTA NON COMPRENDE

  • Trasferimento da/per l’aeroporto di Calgary fino al campo base
  • Pernottamenti in hotel a Calgary o Lethbridge prima dell’inizio della caccia (se necessari)
  • Servizi di tassidermia e sbiancatura dei crani
  • Macellazione e lavorazione delle carni
  • Spedizione e trasporto dei trofei
  • Lettera notarile d’invito per il visto, se richiesta
  • Noleggio carabina
  • Mance alle guide e al personale locale

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