La storia del fagiano: il selvatico che affonda le sue radici in epoche lontane
La storia del fagiano in Gran Bretagna risale a più di duemila anni fa e porta con sé il fascino legato alla tradizione e alla cultura venatoria.
Ma come giunse il fagiano sulle coste britanniche? Come per molte altre specie introdotte – basti pensare ai conigli – il merito (o la responsabilità) va attribuito ai Romani.
Secondo alcuni racconti, i mercanti fenici, provenienti dall’attuale Libano, potrebbero aver giocato un ruolo nella diffusione di questo volatile. Tuttavia, la teoria più accreditata è che i fagiani siano stati introdotti in Gran Bretagna e in Francia da ufficiali romani, i quali li allevavano per cibarsene. Originari dell’Asia, i fagiani erano stati portati nell’Europa meridionale, forse grazie alla collaborazione dei Greci.
La prima testimonianza documentata della presenza del fagiano in Inghilterra risale al 1059, con un ordine di Re Harold, che concedeva ai canonici dell’Abbazia di Waltham un fagiano “comune” come alternativa a una coppia di pernici, un privilegio specifico del loro ufficio ecclesiastico. Un’altra prova significativa della diffusione di questa specie arriva dal 1089, quando i monaci di Rochester ricevettero dal Vescovo Randulfus un ricco dono che comprendeva 16 fagiani, 30 oche, 300 galline, 1.000 lamprede, 1.000 uova, quattro salmoni e sei covoni di grano. E così, con questi primi documenti, prende forma la storia scritta del fagiano in Inghilterra.
Un aneddoto: L’ultima cena di Thomas Becket
Un episodio rimasto celebre vede Thomas Becket gustare un fagiano la sera prima della sua tragica morte. Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury nel XII secolo, fu una figura di grande rilevanza politica e religiosa. Una volta stretto alleato di Enrico II, difese l’indipendenza della Chiesa dall’autorità del re, provocando una frattura insanabile tra i due. Questa conflittualità culminò con il brutale assassinio di Becket nella Cattedrale di Canterbury nel 1170, un evento che scosse l’Inghilterra medievale e fece di lui un martire e un santo.
1066 e dintorni: Il trionfo del fagiano nei banchetti medievali
Il fagiano, apprezzato per la sua carne prelibata già nell’Inghilterra pre-normanna, non era tuttavia molto diffuso. Ma come riuscì quest’uccello a diffondersi in tutto il regno? Fu proprio l’arrivo dei Normanni, noti ammiratori del fagiano, a cambiare le cose: con l’introduzione di severe leggi per proteggerlo insieme ad altre specie, garantirono la presenza del fagiano nei menu dei banchetti medievali. Non a caso, nel 1100, Enrico I concesse all’abate di Amesbury, vicino a Stonehenge, il privilegio di cacciare i fagiani, pochi anni dopo la fondazione dell’abbazia.
Nel corso del XIV e XV secolo, il fagiano mantenne il suo ruolo di protagonista nelle tavole inglesi, con un prezzo che, dai massimi di uno scellino e quattro penny agli inizi del XIV secolo, calò a circa uno scellino alla fine dello stesso secolo, tariffa stabilita anche intorno al 1500. In quel periodo, però, il fagiano non sembra essere stato considerato un animale da caccia sportiva, poiché tutte le fonti lo collegano soprattutto a festeggiamenti ecclesiastici.
Tra questi, uno dei banchetti più straordinari fu quello dell’arcivescovo Neville, di York, il cui pranzo d’insediamento nel 1465 contava ben 200 fagiani, oltre a 12 focene e foche, 104 pavoni, 400 cigni, 500 cervi, 2.000 oche, 4.000 germani e alzavole, e sei cinghiali, solo per citarne alcuni.
Enrico VIII e il fagiano: un re e il suo allevatore
Enrico VIII, celebre monarca della dinastia Tudor e amante delle sfide culinarie, ha lasciato il segno anche nella storia del fagiano. Nei registri del 1532, infatti, si legge che il re mantenesse a corte un prete francese con l’incarico di “allevatore di fagiani”. In effetti, i documenti del tempo rivelano che il fagiano fosse già ben presente in alcune aree come il Wiltshire, l’East Anglia e lo Yorkshire, meno in altre come il Cumberland. Polidoro Virgilio, uno storico italiano emigrato in Inghilterra e autore dell’Historia Anglica del 1534, rimase colpito dalla passione degli inglesi per la carne e annotò come i fagiani venissero allevati nelle case e lasciati liberi nei boschi. Quest’uso suggerisce una gestione dei fagiani simile a quella dei conigli nelle riserve.
La caccia al fagiano
Ma quando il fagiano divenne davvero una preda ambita? Nel 1594, in Scozia, Giacomo VI (che sarebbe poi diventato Giacomo I d’Inghilterra e Irlanda) promulgò leggi severe per proteggerli, vietando tra l’altro l’uso delle armi da fuoco per la loro cattura. Tuttavia, nonostante la rigidità di queste norme, sembra che i fagiani venissero comunque cacciati, seduti o appollaiati, con archi e balestre durante il Medioevo, e catturati tramite altri metodi.
Fu solo intorno al 1500 che le armi portatili fecero la loro comparsa in Inghilterra e, come sappiamo, Enrico VIII era un fervente appassionato di armi da fuoco. È quindi probabile che da questo momento in poi i fagiani venissero abbattuti mentre riposavano. Persino Shakespeare, nelle sue Allegre comari di Windsor, pubblicate nel 1602, fa riferimento alla pratica del “birding”, che potrebbe alludere proprio alla caccia. Durante la Guerra Civile inglese, le riserve di selvaggina furono fortemente depauperate dai soldati, armati di pesanti archibugi a miccia.
Il tiro al volo sul fagiano si fa risalire alla Restaurazione, quando i cortigiani di Carlo II, rientrati in Inghilterra, portarono con sé fucili leggeri a pietra focaia. Tuttavia, questa pratica divenne realmente popolare solo verso la fine del XVIII secolo. La prima illustrazione di un fagiano abbattuto in Inghilterra si trova in Hawking or Faulconry di Blome, pubblicato nel 1686, ma la tecnica di tiro sembra ancora essere quella statica, in cui si mirava alla preda da fermi, magari accompagnati da un cavallo.
Nell’opera inglese del 1621 di Gervase Markham, Hunger’s Prevention or The Whole Art of Fowling by Water and Land, si accenna all’uso delle armi da fuoco, ma l’autore si sofferma molto di più su altri metodi di cattura, come le reti, la calce e vari strumenti trappola. Inoltre, sappiamo che già dagli inizi del Cinquecento, e forse da secoli, i fagiani venivano catturati per sport con l’aiuto di rapaci addestrati, a testimonianza della lunga e complessa relazione tra l’uomo e questo uccello iconico.
Fagiani in Irlanda: una tradizione che risale al XVI secolo
In Irlanda, l’allevamento di fagiani è attestato almeno dalla fine del XVI secolo, come documenta il diario di viaggio del soldato inglese Fynes Moryson. Egli annotò che in quelle terre “vi era tale abbondanza di fagiani che ne vidi serviti fino a 60 in un solo banchetto”. Nel XVII secolo, il fagiano si diffuse anche nel Pembrokeshire, provenendo dal sud dell’Irlanda piuttosto che dall’Inghilterra, come ci si potrebbe aspettare.
Un aneddoto interessante riguarda Sir John McGill, di Gill Hall nella Contea di Down, in Irlanda del Nord. Secondo un manoscritto rinvenuto da Robin Knowles, nel 1674 McGill organizzò una spettacolare battuta di caccia al fagiano nella sua tenuta, rifornita con 900 esemplari allevati naturalmente e da uova covate da galline. Invitò 64 tiratori, un nobile e un comune cittadino per ciascuna delle 32 contee irlandesi, e a fine giornata furono abbattuti 300 fagiani. L’evento ricordava le “cacce di rappresentanza” molto in voga nel continente come simbolo di prestigio, e anticipava il modello della battuta organizzata, che avrebbe poi ispirato la “battue” del fagiano in Gran Bretagna.
La tutela dei fagiani
Nel XVIII secolo la storia del fagiano attraversò un periodo difficile. La deforestazione e il prosciugamento delle zone paludose ridussero le popolazioni di fagiani in Inghilterra e Irlanda, mentre le lepri, i conigli e le pernici prosperavano. Per tutelare il fagiano comune (Phasianus colchicus), furono adottate misure di protezione, che attorno al 1800 si tradussero in una moda per il “preservare” la selvaggina, supportata da severe leggi venatorie in vigore fino al 1831.
La crescita delle popolazioni di fagiani fu favorita anche dalle “Enclosure Acts” del XVIII e XIX secolo. I possidenti spesso acquisivano i boschi locali, che venivano facilmente popolati di fagiani, più docili e gestibili rispetto alle specie autoctone, e adatti agli scopi venatori. A differenza dei tetraoni e delle pernici, i fagiani non tendono a radunarsi in stormi durante le battute e restano con maggiore facilità vicini al suolo, caratteristiche che, unite al loro aspetto esotico, contribuirono al successo della loro caccia.
Nuove varietà di fagiano
Nel tempo, i fagiani iniziarono a essere allevati con metodi sia naturali che artificiali, e furono introdotte nuove specie e sottospecie. Il fagiano dal collare cinese (Phasianus torquatus), inizialmente chiamato “fagiano ad anello”, fu importato dalla Cina meridionale nel 1768, quando tutto ciò che era orientale divenne di moda. Negli anni 1790, Lord McCartney, primo ambasciatore britannico a Pechino, riportò nel Regno Unito tecniche per l’incubazione artificiale delle uova, forse tramite vasi o contenitori simili.
Nel 1831 giunse il fagiano di Reeves (Syrmaticus reevesii), dal lungo piumaggio decorativo, grazie a John Reeves, naturalista e collezionista di tè per la Compagnia delle Indie Orientali.
Nel 1840, Lord Derby introdusse il fagiano verde giapponese del sud (Phasianus versicolor), acquisendo un maschio e una femmina per il suo parco zoologico a Knowsley Park, nei pressi di Liverpool. Dopo la morte della femmina, il maschio fu accoppiato con una femmina comune, e i successivi incroci mantennero la colorazione verde dei discendenti, dando forse origine ai fagiani melanistici che vediamo oggi.
Alla morte di Lord Derby nel 1851, la sua collezione fu dispersa: le migliori razze furono portate in Italia da un nobile russo, mentre i fagiani incrociati furono acquisiti da J.H. Gurney, un banchiere e quacchero di Norfolk. Gurney, in corrispondenza con Charles Darwin, discusse con lui della fertilità della progenie risultante dagli incroci tra fagiani giapponesi e comuni. Alcuni fagiani di Gurney furono rilasciati nei suoi boschi a Easton, vicino a Norwich, e le uova prodotte nella sua voliera furono incubate nella sua riserva.
La storia del fagiano in Gran Bretagna è dunque il frutto di secoli di incroci e sperimentazioni, legata alla passione per la natura e al fascino dell’esotico che caratterizzò il periodo vittoriano.
1864: Nuove ibridazioni di fagiani a Hurst Green
Nel 1864, a Hurst Green nel Sussex, furono allevati incroci di fagiani a collare nero grazie all’iniziativa della Acclimatisation Society, fondata da Frank Buckland e Richard Owen. Ispirata al modello francese della Société Zoologique d’Acclimatation, questa società riuniva noti proprietari terrieri e naturalisti dell’epoca, interessati non solo all’introduzione di nuovi uccelli, ma anche a quella di specie esotiche come bufali, cervi muntjac, sika, varie gazzelle e perfino pesci gatto. Ancora oggi esistono società di acclimatazione in Australia e Nuova Zelanda.
L’ascesa della battuta al fagiano o “drive all’inglese”
Nel terzo quarto del XIX secolo si affermò definitivamente la pratica della battuta al fagiano. Importata essenzialmente dal continente, si distaccava dalle tradizionali tecniche britanniche che prevedevano l’uso di cani da ferma come setter e pointer o l’utilizzo di spaniel per far uscire i volatili dalla vegetazione. La battuta venne inizialmente promossa dal Principe Consorte negli anni 1840-1860 e adottata dal figlio, Edward Albert, che la rese popolare, soprattutto a Sandringham. Le prime battute vedevano cacciatori e battitori avanzare in linea attraverso boschi preparati e solitamente recintati sui lati. Successivamente, dopo il 1860, venne adottata la suddivisione moderna dei gruppi, con le armi e i battitori distribuiti in aree distinte. L’aumento delle prede fu reso possibile anche dall’introduzione dei più rapidi fucili a retrocarica, arrivati in seguito alla Grande Esposizione.
L’evoluzione del fagiano: gli uccelli di oggi
Con l’aumento di popolarità dell’ornitologia e delle battute, altre specie di fagiani vennero importate, in particolare varietà giapponesi. Queste, tuttavia, si dimostrarono poco resistenti e vennero quindi incrociate con fagiani cinesi e mongoli, una razza più robusta, arrivata intorno al 1900. A metà del 1880, il fagiano del Principe di Galles (Phasianus principalis) fu avvistato in alcune zone paludose dell’Afghanistan dai membri della Commissione di Confine Afghana e abbattuto in gran numero. Fu successivamente introdotto in patria dal colonnello Sunderland, che lo nominò in onore di Edward Albert, anche se un nome come Phasianus sunderlandis sarebbe forse stato più appropriato.
Alla fine del XIX secolo l’uso di incubatrici era già ben noto, anche se le uova venivano spesso ancora covate da galline. Da metà Ottocento, l’allevamento del fagiano si trasformò in una vera e propria attività commerciale. Tra i primi venditori di uccelli da caccia troviamo Jamrach, lungo la Commercial Road di Londra, che fornì persino cervi sika a Lord Powerscourt nella Contea di Wicklow. Già nel 1900 milioni di fagiani venivano allevati ogni anno, anche se le cifre non raggiungevano gli attuali 20-30 milioni.
Negli anni successivi furono importate altre varietà, tra cui i famosi Michigan bluebacks, una razza di fagiani cinesi particolarmente robusta, proveniente dal Michigan (la storia dell’introduzione del fagiano negli Stati Uniti meriterebbe un approfondimento). Oggi il fagiano britannico più popolare è un incrocio tra il Michigan e la comune specie meticcia, spesso caratterizzata da un collare. Il risultato è un uccello più piccolo e agile, con eccellenti capacità di volo. La ricerca della perfezione – un fagiano capace di volare bene e di restare stabile – continua.
Come afferma un moderno allevatore di uccelli da caccia parlando della storia del fagiano: “Ormai quasi tutte le specie e sottospecie sono state incrociate. Si cerca ancora di migliorare le capacità di volo e di resistenza. A volte si sbaglia e gli uccelli diventano troppo selvatici e si allontanano. Si ottengono i grandi ‘tacchini’ inglesi, molto apprezzati in Northumberland, dove ci sono le colline perfette per loro, ma gli stessi non volano su terreni più pianeggianti. I verdi giapponesi sono belli, ma poco fertili e producono meno uova. I Michigans sono ottimi per fertilità e allevamento, ma eccezionalmente selvaggi… e ci sono decine di incroci intermedi.”
I fagiani danesi e i “neri polacchi”
L’uccello che oggi conosciamo come fagiano deve essere compreso nel contesto della passione vittoriana per la collezione, la classificazione e l’ibridazione, nonché per la sua antica eredità. Concludiamo considerando due delle introduzioni più recenti: i fagiani danesi e i cosiddetti “neri polacchi”. I primi assomigliano al fagiano comune, ma si distinguono per una particolare lucentezza argentata sulle piume delle ali. I “neri polacchi”, dal canto loro, presentano un collare e provengono probabilmente da una recente selezione francese.
Entrambe le varietà vengono allevate in climi più freddi, dove le estati sono più brevi e la disponibilità di proteine scarseggia, circostanza che le ha rese resistenti, simili ai nostri fagiani delle paludi. Molto altro si potrebbe scrivere su queste varianti, ma una cosa è certa: il fagiano è un antico immigrato in Gran Bretagna e, nel tempo, ha arricchito profondamente la nostra tradizione venatoria.
La Storia del Fagiano in Italia: Un Viaggio attraverso i Secoli di Caccia e Tradizione
In Italia, la storia del fagiano è intrecciata con le antiche rotte di migrazione e l’evoluzione delle pratiche venatorie, che hanno visto questo magnifico uccello passare da esclusiva risorsa gastronomica a preda iconica per ogni appassionato cacciatore. Originario dell’Asia, il fagiano (Phasianus colchicus) giunse nelle terre italiche probabilmente attraverso le migrazioni delle truppe romane, che apprezzavano l’uccello sia per la tavola che per la bellezza del piumaggio.
Il fagiano, per secoli, si è distinto come uno dei favoriti nei banchetti dei nobili italiani. Il Medioevo vide un’accresciuta passione per la caccia e la raccolta di uccelli di pregio da parte di signori e conti, i quali iniziarono a dedicare intere riserve alla conservazione di questo tesoro ornitologico. Si trattava di riserve esclusivamente protette, spesso circondate da fitte siepi e reticoli, per garantire che i fagiani potessero prosperare senza l’interferenza di altri predatori.
È con il Rinascimento, però, che il fagiano guadagna un ruolo rilevante nelle pratiche venatorie italiane. Le raffinate corti dell’Italia centrale e settentrionale svilupparono tecniche di allevamento e addestramento, trasformando la caccia al fagiano in un’arte. La battuta al fagiano divenne uno spettacolo elitario, con lunghe file di cani da caccia e falconieri addestrati. La preda veniva portata a volo libero in eleganti riserve, talvolta incastonate tra le ville rinascimentali della Toscana e le foreste dell’Emilia-Romagna.
Nel corso del XIX secolo, con la diffusione di fucili a retrocarica, la caccia al fagiano divenne accessibile anche alle classi borghesi e il fagiano stesso iniziò ad adattarsi alle pianure e colline italiane. Regioni come la Lombardia, il Veneto e le Marche, con i loro vasti campi e terreni coltivati, divennero habitat ideali, favorendo un nuovo capitolo nella storia di questo uccello nobile.
Oggi, il fagiano rappresenta una tradizione di caccia per ogni cacciatore italiano. Dalle battute nelle riserve gestite con cura alla presenza spontanea nelle aree agricole, il fagiano incarna un patrimonio venatorio che continua a essere celebrato, una specie che incarna al contempo storia, cultura e rispetto per la natura. Tra sentieri e colline, il suo volo elegante è ancora oggi una visione che riempie di orgoglio ogni amante della caccia.
La Storia del Fagiano negli Stati Uniti: Un Simbolo della Tradizione Venatoria Americana
La storia del fagiano negli Stati Uniti è una delle grandi narrazioni di adattamento, passione e radicamento culturale. Originario dell’Asia e celebrato da secoli nelle pratiche venatorie europee, il fagiano giunge sulle coste americane come un ospite esotico, trasformandosi presto in una delle specie più amate e ricercate tra i cacciatori del Nuovo Mondo.
La prima introduzione ufficiale del fagiano in America risale alla fine del XIX secolo, grazie a uno sforzo pionieristico compiuto nello Stato dell’Oregon. Fu proprio lì, nel 1881, che il giudice Owen Nickerson Denny, ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, spedì un piccolo gruppo di fagiani dal collare cinese agli amici dell’Oregon, affascinato dalle potenzialità di questo uccello dalle vivaci piume. Dopo i primi tentativi, il fagiano si acclimatò bene ai rigidi inverni e agli ampi spazi delle pianure del Midwest, trovando habitat ideali nei campi di grano e mais che si estendevano a perdita d’occhio.
L’esito fu straordinario: in pochi anni, il fagiano divenne una presenza familiare negli Stati agricoli come il Dakota del Sud, il Nebraska e l’Iowa, dove prosperava nei terreni coltivati e nelle praterie. La caccia al fagiano si affermò quindi come un rito stagionale per le famiglie americane, un’attività che incarnava lo spirito di legame con la terra e la celebrazione delle tradizioni.
Nel XX secolo, complice il sostegno di appassionati cacciatori e delle autorità locali, furono avviati numerosi programmi di reintroduzione e conservazione che miravano a preservare il fagiano come specie di interesse venatorio. Gli anni ’30 e ’40 segnarono un periodo di grande prosperità per la caccia al fagiano, grazie anche all’istituzione delle aree protette e delle leggi sul prelievo venatorio responsabile, che garantirono la sostenibilità di questa risorsa naturale.
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